EFFETTO ROSATELLUM

I leader duellano i partiti? Invisibili

di Davide Rossi

Mancano meno di due settimane al voto e la campagna elettorale non sembra ancora pienamente decollata nell’opinione pubblica. Di certo molto dipende dal meccanismo di questa legge elettorale: da chi è sicuro di essere eletto e chi si è candidato come mero «riempi lista», vi è paradossalmente poca necessità di rincorrere voti, e da ciò ne deriva un pathos elettorale alquanto sopito. Il compito di guidare questo periodo elettorale è stato, in buona sostanza, lasciato ai leader politici dei vari partiti, che stanno girando la Penisola alla ricerca di un consenso, più personalistico che ideologico. Il paradosso è che il Rosatellum, nato per creare coalizioni, ha invece partorito una situazione ibrida, con un centrodestra coeso sulla carta (Fdi, Lega, Fi e i moderati), e un blocco a sinistra con Letta e il Pd contrapposti alla propria sinistra dal M5s e al centro da Calenda e Renzi. La polarizzazione nei confronti di poche personalità è l’ennesimo sintomo della crisi che stanno vivendo da ormai decenni le formazioni politiche, agonizzanti ed incapaci di trovare una nuova collocazione in una società in costante e veloce cambiamento. Tale crisi di rappresentatività potrebbe essere saturata da un restyling costituzionale, che però gli stessi partiti hanno dimostrato di essere incapaci di gestire. Il mese appena trascorso ha visto il raggruppamento di Giorgia Meloni crescere in termini di consenso, erodendo l’elettorato soprattutto a scapito dell’alleato Salvini. Una crescita che verrà confermata? E come si posizioneranno gli indecisi? Storicamente, per una sorta di effetto traino, è proprio nei confronti del partito indicato dai sondaggi come vittorioso che spesso si rifugiano gli indecisi, se non altro per poter accreditarsi come vincitori. Vedremo se sarà così o se invece ci saranno altre forze politiche che calamiteranno i delusi cambiando numeri ed effetti. E che ruolo giocherà il cosiddetto Terzo Polo? Infine, su questo panorama già di per sé criptico, aleggia sempre il timore di un ennesimo governo che abbisogni di maggioranze differenti da quelle uscite dalle urne, distanziandosi dalle promesse elettorali e non garantendo così quella tenuta che appare necessaria e fondamentale davanti ad uno scenario internazionale critico e uno economico i cui riflessi recessivi spaventano non poco, in specie per la quotidianità dei cittadini. Mai come ora abbiamo bisogno di una legislatura in grado di affrontare le questioni interne ed estere, dialogante in modo costruttivo con il Quirinale, capace di interpretare le sensibilità del Paese, costituente.

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