IDEE PER IL RILANCIO

I partiti ricordino il privato sociale

di Carlo Pelanda

Il momento in cui i partiti stanno rifinendo la loro offerta elettorale in vista del voto alle Politiche 2022 del 25 settembre è favorevole per sollevare un tema che appare raramente nelle agende politiche: lo Stato sociale, che opera via intermediazione di un apparato burocratico rigidamente normato, ha limiti di qualificazione della società. Tali limiti impattano, senza negare la rilevanza delle garanzie, sulla modernizzazione economica. La situazione potrà essere migliorata da un’evoluzione delle funzioni pubbliche, ma resterà sempre una limitazione dovuta al fatto che affidare tutta la missione sociale e di qualificazione all’apparato statale implica prestazioni inferiori al fabbisogno. Soluzioni? Dare più spazio alle iniziative private con fini di miglioramento dei servizi dedicati alla popolazione con qualche bisogno, in particolare quella anziana e non abbiente. E poi a chi si occupa della formazione dei giovani e continua durante tutto l’arco della vita, e dello stimolo alla ricerca, ora sotto-capitalizzata, particolarmente in Italia. Tale modello fu chiamato di «privato sociale» dalla sociologia cattolica negli Anni Ottanta, ma si sposa bene con il pensiero liberale laico che teme le disfunzioni degli eccessi di statalismo e promuove l’evoluzione sociale via libertà e varietà. Come? Andrebbe studiata una formula fiscale che, per esempio, rende l’America una società molto dinamica: aumentare lo sconto sulle tasse a chi dona denaro a organizzazioni senza scopo di lucro e con missione di qualificazione. C’è già? C’è, per esempio, l’8 per mille. Ma la dimensione dell’importo e la lista dei destinatari sono minime. Servirebbero uno sconto fiscale più sostanzioso e una lista molto più ampia di enti senza scopo di lucro ammessi alle donazioni defiscalizzate. Per esempio, l’Italia ha eccellenze mondiali in parecchi settori scientifici, ma i fondi pubblici tendono a essere inferiori a quanto servirebbe per sfruttare tale potenziale. È noto quanto siano scarsi i servizi a domicilio per la popolazione anziana: tale fabbisogno sarebbe copribile via onlus dedicate finanziate da donazioni con sconto fiscale (ovviamente controllate sul piano delle prestazioni). I servizi pubblici dedicati ai giovani sono insufficienti e servirebbe una fioritura di onlus innovative per qualificarli, considerando l’enorme numero di quelli senza qualificazione sufficiente. Chi lavorerebbe in queste aziende? Si pensi al fatto che l’Italia è tra le prime nazioni al mondo per numero di volontari pro-sociali, una risorsa morale antropologica che non è sfruttata a sufficienza. Quanto sconto fiscale? Lo deciderà la politica, ma non si dimentichi del tema.

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