MEDIO TERMINE

I passi falsi di Biden tre sbagli da non fare

di Franco A. Grassini

Negli ultimi mesi in quasi tutto il mondo il tema più discusso dalla politica e della pubblica opinione è quello dell’inflazione. L’aumento dei prezzi di beni e servizi e, di conseguenza, la diminuzione di potere d’acquisto è oggi pari all’11% in Italia e all’8% negli Usa, come non avveniva da circa 40 anni. I fattori che l’hanno provocata sono gli aumenti delle spese pubbliche in quasi tutto il mondo occidentale e la crescente domanda cinese. Tali fattori sono stati poi rafforzati dalla guerra in Ucraina, che ha inciso sulla disponibilità globale di gas, petrolio, materie prime agricole. Mentre le banche centrali occidentali hanno dato corso a intervenenti mirati a raffreddare l’inflazione, i governi hanno preso atto del mutato contesto geopolitico adottando diverse misure. Meritano particolare attenzione quelle prese dal presidente americano Joe Biden, che si sono aggiunte ad altre, trascurate dalle autorità politiche e dalla stampa e che possono incidere pesantemente su quel tradizionale sistema capitalista che ha fatto crescere - bene - l’economa mondiale. Si tratta di tre leggi: una sulla produzione di semiconduttori, la seconda sull’ambiente e la terza sulle infrastrutture. Tre leggi pensate alla vigilia delle elezioni di medio termine con il chiaro scopo di migliorare, in maniera un po’ populista, la percezione pubblica dell’operato della Casa Bianca. I semiconduttori sono essenziali in molte industrie e dipendere molto, come avviene oggi, per il loro approvvigionamento, dalla Cina costituisce un vero problema. Soprattutto per i Paesi occidentali che sono preoccupati dalle mire espansionistiche di Pechino. Tanto più perché l’intelligenza artificiale cresce di importanza e sembra destinata ad avere un ruolo anche militare in caso di conflitti. Analogamente ai semiconduttori, anche le batterie elettriche hanno un ruolo di primo piano in molti settori. Sono ovviamente molto importanti per tutti quelli che, per scelta personale o mossi da incentivi fiscali, hanno acquistato e utilizzano autovetture o altri mezzi di trasporto con motori elettrici. Lo sono anche in molti altri campi, ad esempio nella produzione di televisori. Riguardo ai problemi ambientali, si discute molto se i sussidi forniti agli acquirenti di vetture elettriche siano realmente efficaci per la loro diffusione e il miglioramento ambientale, o se invece non sarebbe sufficiente propagandare i loro benefici climatici per indurre i cittadini, moltissimi dei quali sono persone responsabili, ad acquistarli, evitando inutili oneri per i bilanci pubblici. Joe Biden, inoltre, per far crescere occupazione nell’industria manifatturiera e ottenere consenso e voti, ha favorito gli acquisti di beni prodotti in Usa, sostenendo il mercato interno con sussidi. In sostanza, quasi certamente senza volerlo, sta rendendo gli Usa un Paese protezionista con un’economia non libera. Per ora gli effetti sullo sviluppo non sono stati positivi e questo porta gli altri Paesi e evitare di imitare Biden. Un monito per noi italiani ed europei, che dobbiamo sempre tener presente che la ricerca a tutti i costi di voti e consenso spesso indebolisce le democrazie.

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