DOPO L’ALLUVIONE

Il governo si muove ma serve continuità

di Antonio Torise

La risposta del governo è arrivata. E la dote va ben oltre le prime indiscrezioni sul piano per le aree alluvionate dell’Emilia. Il Consiglio dei ministri ha trovato nelle pieghe del bilancio i primi due miliardi di euro, soldi liquidi a favore di imprese, cittadini e famiglie. Tanto che lo stesso governatore della Regione, Stefano Bonaccini, che il giorno prima aveva fatto circolare un documento con le richieste del territorio, pur politicamente distante dal centrodestra (è del Pd) si è mostrato moderatamente soddisfatto. Il pacchetto messo a punto ieri prevede per cominciare una tregua fiscale: fino al 31 agosto stop a tasse, contributi e contravvenzioni. Poi ci sarà la possibilità di rateizzare le cifre, per evitare un effetto accumulo. 

I dipendenti che lavorano in fabbriche o uffici danneggiati, potranno contare sulla cassa integrazione in deroga. Mentre agli autonomi sarà riservata su una tantum di tremila euro. Chi ha perso l’auto potrà avere un bonus di cinquemila euro, mentre le imprese esportatrici potranno sostenersi con finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto garantiti dal ministero degli Esteri. Riflettori anche sul recupero delle opere d’arte e del patrimonio culturale: in questo caso, però, i fondi saranno raccolti aumentando fino a dicembre il prezzo dei ticket dei musei di un euro. Certo, si tratta solo di un primo passo. La conta dei danni è appena cominciata, molto probabilmente la dote andrà rimpinguata. Anche perché dopo la fase dell’emergenza, dei soccorsi e degli aiuti alla popolazione, la vera sfida del governo resta quella della messa in sicurezza del territorio. Da questo punto di vista è altrettanto importante la decisione di istituire, presso il ministero dell’Ambiente, un Commissario unico contro il dissesto idrogeologico. Il suo primo obiettivo sarà proprio di spingere le Autorità di bacino, che dal 2006 hanno la competenza in materia di difesa del suolo, ad adottare piani triennali di intervento. Finora non l’hanno mai fatto. O si sono mosse con notevole ritardo. Ma non solo. Secondo una ricognizione della Ragioneria dello Stato, ci sono almeno 25 miliardi a disposizione delle amministrazioni per realizzare gli interventi che potrebbero davvero mettere in sicurezza il territorio ed evitare catastrofi come quelle dell’Emilia. Soldi che rimasti nel cassetto per svariati motivi. Uno fra tutti, la frammentazione delle competenze e la mancanza di una regia unica. Che significa anche, giusto per evitare giri di parole, individuare non solo poteri e poltrone ma anche responsabilità e doveri. Dopo la fase degli aiuti e dei sostegni alla popolazione e all’economia, occorre davvero voltare pagina nelle politiche per la prevenzione e la sicurezza. Perché ogni euro colpevolmente non speso contro il dissesto del nostro Paese non è solo uno spreco di risorse. Ma anche un vero e proprio delitto.

Suggerimenti