EDITORIALE

Il monito di Draghi e un patto per l'Italia

di Antonio Troise

Il Covid con tutte le sue varianti fa ancora paura. Non è arrivato il momento di abbassare la guardia: il Governo, in caso di peggioramento, è pronto a intervenire. Ma l’economia si sta finalmente rimettendo in moto. Il ragionamento di Mario Draghi, come sempre puntuale e senza enfasi, disegna l’esatta immagine di un Paese che vuole rialzarsi e chiudere in fretta la pagina della più grave e profonda crisi dal dopoguerra. Quest’anno, spiega il ministro dell’Economia, Daniele Franco, il Pil crescerà oltre la soglia del 5%, recuperando più o meno la metà della ricchezza bruciata durante il lockdown. Sarà proprio sul fronte della crescita la sfida più impegnativa del Governo. Anche perché, nell’ultimo anno, il debito pubblico è schizzato dal 135 al 160%, un livello da far tremare le vene ai polsi. Ma Draghi ha sempre fatto una distinzione netta fra il debito «cattivo», che alimenta sprechi e assistenza, e quello «buono», che crea investimenti e lavoro. Toccherà all’Esecutivo dimostrare sul campo di saper spendere con efficacia le ingenti risorse messe a disposizione dell’Ue. Una dote da oltre 200 miliardi che rappresenta un’occasione straordinaria per le famiglie e le imprese. A due condizioni. La prima: che si sappia coniugare efficienza con equità e la tecnologia con l’occupazione. La seconda: che tutti facciano la propria parte. Ieri, il numero uno degli industriali, Carlo Bonomi, ha rilanciato l’idea di un «patto per l’Italia», partendo proprio dal mercato del lavoro, uno dei fronti più colpiti dalla grande crisi.

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