LEGGE DI BILANCIO

Il Paese reclama misure di crescita

di Ernesto Auci

La presidente Meloni dovrà stare attenta: il varo del bilancio dello Stato per il 2023 è la vera prova sulla quale si giocherà la conferma della benevolenza finora dimostrata dalla Ue e dai mercati nei suoi confronti. Per il momento il governo si è impegnato in provvedimenti identitari che hanno suscitato tante polemiche, ma non hanno avuto serie ripercussioni sulla sua credibilità. Sul bilancio dello Stato invece non ci saranno margini di manovra. La presidente dovrà onorare le promesse fatte a Bruxelles circa una gestione prudente della nostra finanza pubblica, la più disastrata d’Europa. Dalle cifre della contabilità pubblica si potrà capire quanto erano serie le affermazioni fatte dalla stessa Giorgia Meloni nel discorso programmatico alle Camere quando ha sottolineato un aspetto fondamentale. Solo tornando a stabili livelli di crescita dell’intera economia, ha spiegato Meloni, sarà possibile risolvere sia il problema del debito, sia quello dell’occupazione, sia quello delle retribuzioni rimaste da anni al palo. Senza un buon tasso di sviluppo si può solo cercare di mettere qualche toppa, certo non si potranno affrontare sul serio i problemi del Paese. Purtroppo, a giudicare dalla prime indiscrezioni sulle varie misure che saranno contenute nella legge di bilancio, non sembra ci saranno misure adatte a stimolare la crescita. Fatto salvo ovviamente quanto verrà previsto per moderare il caro energia, dando anche una mano a contenere l’inflazione e a mantenere la competitività delle nostre imprese. Ma per capire effettivamente quale sarà l’impatto sul sistema economico delle somme stanziate bisognerà aspettare i provvedimenti per valutare quali saranno i beneficiari del denaro pubblico. Per il resto, le misure di cui si parla hanno ben poco impatto sulla crescita. La Flat tax che si vorrebbe portare fino a 85-90 mila euro, sganciata da una complessiva riforma fiscale, potrà far contenta qualche categoria di lavoratori autonomi, ma, oltre ad avere effetti distorsivi sull’intero sistema, obbligando le aziende a rimanere piccole per non perdere il beneficio fiscale, non porta misurabili benefici alla competitività del sistema e quindi alla crescita. Ancora peggio l’insistenza di Matteo Salvini e dei sindacati sul superamento della legge Fornero e cioè sull’anticipo dell’età del ritiro dal lavoro. È vero che molti lavoratori aspettano la Flat tax e l’anticipo pensionistico, però dovrebbero valutare con serietà che il loro piccolo beneficio comporta negative conseguenze a livello di sistema. Il tutto in un momento economico particolarmente delicato per la crisi dell’energia, la frenata del commercio internazionale, l’aumento dei tassi d’interesse per combattere l’inflazione. In altre parole se è vero, com’è vero, che in questo momento c’è la massima urgenza di ridurre l’inflazione (che equivale a una tassa sui lavoratori) sarebbe bene che lo Stato non lasciasse tutto l’onore sulle spalle della Bce, ma intervenisse per indirizzare tutte le sue risorse per aumentare l’offerta di beni , cioè per sostenere la produzione e gli investimenti, evitando di fare regali che rischiano di aumentare ancora di più la domanda e quindi costringono la Bce a nuove strette del credito. Anche sul Pnrr le scelte del nuovo governo non sono ancora chiare. L’esigenza di accelerare la messa a terra degli investimenti si scontra con la conclamata volontà di chiedere a Bruxelles una revisione del piano, cosa che appare impossibile e comunque farebbe perdere altro tempo. Invece al Pnrr sono affidati due compiti fondamentali per la crescita: ottenere dalla Ue finanziamenti a costo molto basso, e fare quegli investimenti e quelle riforme indispensabili per accelerare il nostro tasso di crescita. Anche su questo sarebbe bene che la presidente fornisse informazioni chiare sui suoi orientamenti. I tempi sono molto stretti. Entro questa settimana si dovrà varare il nuovo decreto per ridurre i costi dell’energia fino a fine anno. Me soprattutto, entro una decina di giorni si dovrà approvare la legge di bilancio per dare il tempo al Parlamento di discuterne. Ma non è questione di tempi. È questione di avere le idee chiare su quali sono le effettive priorità del Paese e che un governo, che ha l’ambizione di durare cinque anni, deve saper affrontare con la determinazione necessaria.

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