LA BUFERA

Il video di Grillo scuote la politica

di Federico Guiglia

Se un papà che protegge suo figlio è anche l’Elevato del movimento Cinque Stelle - così lui amò con ironia definirsi -, è inevitabile che il personale diventi politico, come proclamava il femminismo degli anni Settanta. E il video di Beppe Grillo, in cui difende con foga il rampollo dall’accusa di aver violentato, con tre coetanei, nella casa familiare di Porto Cervo, una diciannovenne milanese d’origine svedese nell’estate 2019, è già finito in Parlamento. Bufera alla Camera per quelle parole («mio figlio non è uno stupratore, la ragazza era consenziente») che la famiglia della diciannovenne ha definito «ripugnanti». E che tutto l’arco politico, con il distinguo e in parte l’imbarazzo dei 5 Stelle, che comprendono «il dolore di un padre» nel rispetto della ragazza e della magistratura, condanna con durezza. Sui fatti tocca ai magistrati accertare. Anche sull’onda di un altro video che, nella versione di papà e mamma, testimonierebbe l’innocenza del figlio Ciro e degli altri. Al contrario, per l’accusa avvalorerebbe il racconto della ragazza e vittima. Rinvio a giudizio o no? I giudici diranno. È invece l’aspetto politico del capo dei Cinque Stelle che già ora gli avversari, e gli alleati, stanno «giudicando». Com’è possibile, si dice, che chi ha fatto del giustizialismo un tratto della propria politica, scopra di colpo il garantismo, quando c’è di mezzo il figlio di papà? E poi: com’è possibile ignorare che il rapporto uomo-donna e il rispetto per i diritti delle donne sono cambiati? E da lungo tempo.

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