L’INCOGNITA

Inflazione il «virus» nei conti in banca

di Antonio Troise

Non c’è solo la variante Omicron a gettare un’ombra sull’economia. Sull’orizzonte è tornato ad aggirarsi lo spettro dell’inflazione. A novembre i prezzi sono balzati del 3,8%: un numero che non si vedeva dal 2008. Certo, il trend era stato previsto dopo i risparmi forzosi imposti dal lockdown e le politiche espansive decise dai governi. Due fattori che hanno fatto rimbalzare la domanda di beni e servizi. Per ora l’Italia regge: la nostra inflazione è più contenuta rispetto ai nostri diretti competitor europei e largamente inferiore a quella degli Usa. Ma i motivi di preoccupazione non mancano. Ce ne siamo già resi conto da qualche mese, quando paghiamo le bollette di luce e gas: hanno registrato rialzi record. Il ritorno del carovita influenza, poi, i nostri risparmi. Se lasciassimo 10 mila euro sul conto corrente, dopo un anno di inflazione al 4% avremmo bruciato circa quattrocento euro del capitale. Formalmente, sull’estratto conto, continueremo a leggere la stessa cifra. Ma, sostanzialmente, con quei soldi potremo comprare meno beni o servizi. C’è di più. Finora, per accelerare l’uscita dalla crisi, le Banche Centrali hanno mantenuto bassi i tassi di interesse. Se il trend dovesse invertirsi per spegnere la fiammata inflazionistica, rischierebbero i Paesi più indebitati, Italia in testa. Ci sarebbe un effetto negativo su mutui e prestiti, ma dovremo pagare un conto salatissimo per finanziare il debito pubblico, sottraendo risorse per investimenti e crescita. Insomma servirà un antidoto contro il rischio di una nuova recessione.

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