L’EDITORIALE

L’OCSE all'Italia: meno tasse sul lavoro

di Antonio Troise

Spendiamo troppo per le pensioni e per finanziare il debito pubblico. Ed abbiamo un cuneo fiscale, vale a dire la differenza fra quanto mettono in tasca i dipendenti a fine mese e quello che effettivamente pagano i datori di lavoro, fra i peggiori del mondo, il quinto più alto. I due rilievi portano la firma dell’Ocse, l’organizzazione parigina che riunisce i Paesi più sviluppati che è solita dare pagelle molto attendibili sullo stato di salute dell’Economia. Diciamo subito che, sul fronte del cuneo fiscale, il governo si è mosso in tempo: nella prossima manovra economica sono previsti circa 8 miliardi per ridurre le tasse che gravano sul lavoro. Molto più complesso, invece, l’altro capitolo, quello delle pensioni. A fine anno scade Quota 100, ovvero la possibilità di lasciare il lavoro a 62 anni e 38 di contributi. È improbabile un ritorno secco alla legge Fornero, con l’età che balzerebbe di colpo a 67 anni rallentando, di fatto, il turn over generazionale nel mondo del lavoro. Ma la verità è che pensioni, lavoro, debito pubblico e ripresa economica, infatti, sono variabili fortemente interdipendenti. Ridurre il cuneo fiscale, ad esempio, dà ossigeno alle imprese e accelera la ripresa. Se cresciamo di più, non solo il debito diventa sostenibile ma si creano anche i posti di lavoro necessari per finanziare le pensioni e garantire quel patto fra le generazioni alla base del nostro welfare. La sfida resta quella della crescita: tutte le riforme che vanno in questa direzione sono d’obbligo per evitare di scaricare le scelte sbagliate di oggi sui giovani di domani.

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