EMBARGO PARZIALE

L'oro nero via mare e il fronte interno

di Francesco Morosini

Il pacchetto di sanzioni, l’ennesimo, dell’Unione europea contro la Federazione russa ha superato il veto formale dell’Ungheria. Resta evidente che questo è spia di difficoltà a Bruxelles, come testimonia il fatto che l’accordo nasce da una lunga e difficile mediazione tra i diversi interessi dei 27 Stati firmatari dei Trattati continentali. Due i punti salienti: il parziale embargo al petrolio russo e la proposta del Consiglio europeo alla Commissione di ipotizzare un tetto al prezzo del gas (il blocco pieno sarebbe auto-strangolamento). Ora il pacchetto va attuato: cosa decisamente complessa. Per Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri, le sanzioni dovrebbero costringere Mosca, riducendosi drasticamente la domanda europea di petrolio, ad abbassare i prezzi, con ripercussioni sulle risorse finanziarie per la guerra. In realtà, basta che la Russia tagli la produzione (specie se in accordo con Riad) per far decollare i prezzi. Il punto è che il mercato globale petrolifero, reduce da un periodo di pochi investimenti, è tutto meno che un "mercato del compratore". Dunque, il rischio probabile è che l'ipotesi Borrell sia fallace.L'embargo petrolifero annunciato dalla Commissione scatterà tra otto mesi e riguarda l'oro nero esportato via mare; suo scopo è di spingere gli Stati della Ue a diminuire la dipendenza da Mosca. Viceversa, resta escluso dall'embargo quello che viaggia per tubi, come ha preteso l'Ungheria che, priva di sbocco al mare, altrimenti ne rimarrebbe priva. Qui però Budapest ha fatto da avanguardia a Slovacchia, Polonia e Germania, legate alla pipeline Druzhba (sovietica degli anni '60 del '900). L'embargo è la decisione di principio; ma dovrà seguire l'accordo sui dettagli: sarà piuttosto difficile raggiungerlo perché molti interessi vi si contrappongono.In primis c'è un problema di competitività di prezzo, perché l'oro nero via pipeline costa meno di quello via mare. Significa che i Paesi collegati via oleodotto a Mosca lo pagheranno meno, generando problemi di competitività intraeuropei. Insomma, l'embargo, oltre il veto ungherese, richiederà sub-accordi per garantire condizioni di parità competitiva tra i vari partner dell'Ue. Altrimenti, i rischi di sua implosione saranno alti: un esito della guerra Kiev/Mosca che, forse, nessuno vuole.Sul tetto al prezzo del gas l'Italia l'ha spuntata con Berlino, almeno negli intenti, essendo ora in agenda. L'idea italo/mediterranea, puntando a comuni stoccaggi di gas, sarebbe di fare un cartello d'acquisto per imporre il prezzo. Ma in un mercato globale dominato dall'Asia il cartello avrebbe forza sufficiente? La Germania ne dubita e preferirebbe contrattare il gas da sola, con le proprie forze. Insomma, l'unità dell'Ue è incerta, al di là di Orban; molto dipenderà dal conto, quanto salato e come distribuito, tra i vari Paesi, della guerra. Di certo Putin e Zelensky scommettono su carte opposte.