OLTRE L’EMERGENZA

La fiducia dei giovani sul Paese del futuro

di Federico Guiglia

Sono i più penalizzati, sono i più fiduciosi. Come emerge dal rapporto Eurispes appena pubblicato, l'Italia fa bene a puntare sui giovani. Che più hanno sofferto per le limitazioni delle libertà, per le scuole chiuse e le lezioni a distanza, per la mancanza di lavoro e di opportunità. Tuttavia, la generazione che più porterà nell'animo il ricordo del Covid-19, le ragazze e i ragazzi che sono stati colpiti - loro o i loro cari - dall'epidemia arrivata a sorpresa e senza precedenti per diffusione e cambiamenti di vita, credono davvero che «andrà tutto bene». La speranza nella ripresa riguarda in particolare le persone con età compresa tra 18 e 30 anni, in teoria quelli che più hanno vissuto in condizioni precarie e incerte per oltre un anno. Di fatto sono coloro che più hanno fede nel futuro (il 66,1 per cento, rivela l'indagine; l'anno precedente erano il 55). Come se l'anno orribile non li avesse scoraggiati ma, al contrario, spinti a voler osare di più e meglio.Il dato confortante trova un riscontro nell'accresciuta fiducia di tutti gli italiani, giovani e adulti, per le istituzioni: dal Quirinale alle Forze Armate. Anche qui non è difficile cogliere il valore riconosciuto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel gestire la più grave crisi sanitaria ed economica per la Repubblica - sfociata nell'arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi e di un governo di unità nazionale - e a quanti si sono prodigati per il bene comune negli ospedali e fuori. Lo sforzo di un'intera nazione, verso la quale, non a caso, è aumentato anche il giudizio positivo dei giovani.

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