GIRI DI GIOSTRA

La ludica nostalgia di prima repubblica

di Marino Smiderle

La prima Repubblica in confronto era Disneyland. Ai tempi del pentapartito, un’era geologica fa, i vari Forlani, Craxi, Spadolini, Nicolazzi, Altissimo erano accusati di essere i cardinali (laici) della partitocrazia, detentori di un potere immenso, ma condiviso con i vescovi (sempre laici) delle diverse correnti di Dc, Psi, Pri, Psdi e Pli, che diventava decisivo nel momento di scegliere i candidati alle elezioni. Le accuse di clientelismo si sprecavano e fu anche per questa gestione opaca del potere che quella generazione di leader politici finì con lo schiantarsi su Tangentopoli. Eppure lo spettacolo a cui stiamo assistendo in questi giorni di composizione delle liste è perfino peggiore. Il potere dei segretari di partito, lungi dal diminuire, è aumentato in misura esponenziale. Tanto quanto è diminuito, invece, il potere riservato agli elettori. Per capirci meglio, i leader di allora si limitavano a scegliere i candidati, quelli di adesso nominano direttamente i parlamentari che, di fatto, non devono neanche aspettare il verdetto delle urne. Sì, perché agli elettori è rimasto, per gentile concessione, il «privilegio» di tracciare una ics sul simbolo di una lista, senza diritto di mettere becco sui candidati che si preferiscono: chi, dei partiti maggiori, è stato inserito nelle prime posizioni della lista, quindi, sa già che verrà immancabilmente eletto.I consiglieri comunali, quelli regionali e anche i parlamentari europei, per dire, i voti se li devono invece sudare in campagna elettorale, a prescindere dalla posizione che occupano in lista. Al Senato e alla Camera, invece, il seggio è elargito dai feudatari di turno. Le bellezze che ci riserva il cosiddetto Rosatellum. Si stava meglio quando si stava peggio. A Disneyland, qualche decennio fa, anche gli elettori potevano fare un giro in giostra. Adesso invece la giostra è guasta e sono sempre meno quelli che ci vogliono salire.

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