La partita del Senato

Diciamo la verità, della riforma del Senato non importa nulla a nessuno. Non importa un gran che ai cittadini, i quali, sbagliando, attribuiscono scarso valore alle riforme costituzionali, trascurando il fatto che dall'efficacia del sistema decisionale dipende l'efficienza dei governi. Ma soprattutto non importa nulla ai politici, anche a quelli che su questo fronte di battaglia si sono militarmente schierati, in apparenza pronti a combattere fino all'ultimo sangue. Per la minoranza del Pd, il Senato e' un pretesto. Un mezzo per raggiungere il loro vero ed unico fine: azzoppare Matteo Renzi, creando così le condizioni per riprendersi il partito al più tardi in occasione del congresso fissato nel 2017. Quando, nel dopoguerra, l'Assemblea costituente affronto' il tema, il Pci di Togliatti si dichiarò ferocemente contrario al bicameralismo. E in epoca più recente l'opportunità di far scomparire il Senato o comunque declassarlo in modo da eliminare quel bicameralismo perfetto che esiste solo in Italia, era condivisa da tutti. Ora che a caldeggiare la riforma e' l'odiato Renzi, l'elettivita' dei senatori e' invece diventata una "questione di democrazia". Mah. Di certo la riforma del Senato non interessa quei parlamentari del Nuovo centrodestra che in queste ore la criticano pensando ad altro: c'è chi spera di arrivare per questa via alla modifica del sistema elettorale e chi la usa come ponte per tornare all'ovile berlusconiano. È' umano: gli alfaniani in parlamento sono 70 e Renzi ha fatto sapere che in caso di alleanza strategica col Pd ne farebbe rieleggere 15-20. In almeno 50 sanno dunque che la loro carriera parlamentare e' destinata a finire. Del Senato non interessa naturalmente nulla.a Denis Verdini, che spera solo di poter soccorrere il Pd al momento del bisogno per assicurare a se stesso e a qualcuno dei suoi un futuro politico. E forse illudendosi di guadagnarci anche altro. Quanto a Forza Italia, alla Camera le truppe berlusconiane hanno approvato la riforma che al Senato intendono respingere. Tra il prima e il dopo c'è stata la rottura del patto del Nazaremo tra Renzi e Berlusconi, e questo spiega tutto. Ora che stanno inequivocabilmente all'opposizione, non possono far altro che opporsi al pari della Lega. In definitiva, la riforma del Senato sta a cuore solo a Matteo Renzi. Più che per il merito, però, perché dall'esito di questa battaglia dipenderà il suo futuro politico e quello del Governo, ovviamente.

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