IL NODO-TASSE

La riforma del fisco non si può rinviare

di Antonio Troise

Il cantiere fiscale è finalmente aperto. Con tanto di crono programma e impegno messo nero su bianco da super-Mario Draghi. Sarà la volta buona? Partiamo dai dati certi: l'attuale sistema delle tasse non funziona. Lo ha certificato l'Eurispes, che parla esplicitamente di un meccanismo ingiusto. Ma se ne sono accorti, e non da ieri, i contribuenti e le imprese, che sudano sette camicie far quadrare i conti fra un balzello e l'altro. Un odioso labirinto fatto di burocrazia, regole «lunari» e di tante (troppe) iniquità. Sarebbe però dannoso cullare facili illusioni. Per almeno due motivi. Primo: per ridurre le tasse il governo non potrà utilizzare neanche un euro dei 200 e passa miliardi messi a disposizione dall'Europa. Secondo: l'intervento dovrà garantire l'equilibrio dei conti pubblici. Il che taglia le ali a qualsiasi sogno di riduzione massiccia del carico fiscale, arrivato ormai alla soglia monstre del 43,1%. E allora, bisogna mettersi l'anima in pace e rassegnarsi all'arrivo di una mini-riforma con piccoli aggiustamenti? Non è detto. Tanto per cominciare, c'è già una tabella di marcia per la riforma. Entro il 31 luglio il Parlamento dovrebbe dare il via libera ad un disegno di legge delega. Subito dopo sarà nominata una task force di esperti. Obiettivo, è arrivare al via libera del Parlamento entro il 31 dicembre e far scattare le nuove regole già sui redditi di quest'anno. La riforma dovrà, poi, semplificare l'attuale sistema garantendo la progressività delle imposte. Draghi continua a sognare il modello tedesco, basato su quattro scaglioni e una sola maxi aliquota variabile che progressivamente cresce con il reddito. Ma c'è interesse anche per il modello danese, riformato una decina di anni fa, che ha alleggerito il carico fiscale sul lavoro introducendo un sistema con due aliquote base più una terza che si applica a livello municipale. Sembra ormai certa, però, una riduzione da 5 a 3 delle attuali aliquote Irpef con una sorta di «flat tax» per il ceto medio. Sullo sfondo, poi, resta l'eterna questione della lotta all'evasione, che la riforma vuole affrontare dotando i nostri 007 fiscali di tutti i più moderni mezzi tecnologici, dalle banche dati all'intelligenza artificiale. La partita, insomma, è tutta da giocare. Ma su un dato bisogna essere chiari: è arrivato davvero il momento di ridurre le tasse per rilanciare consumi e investimenti. Qualsiasi riforma di segno diverso si trasformerebbe nell'ennesima occasione sprecata.

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