La rottamazione e il fortino in tv

L rinnovo del Consiglio d'amministrazione della Rai non sarà ricordato come il punto più alto del governo Renzi. Sui nomi si è discusso e si discuterà, come del resto succede ogni volta che si compie questo rito. Il problema sta proprio nella continuità: se è vero che non è stato possibile approvare in tempo la legge di riforma e si è dovuta applicare ancora la Gasparri, è altrettanto vero che non si sono solo utilizzate le stesse procedure ma anche lo stesso schema «ripartitorio»; inoltre, in taluni casi, le scelte sono apparse poco affini alla natura e alla complessità dell'Ente radiotelevisivo di Stato. Forse sarebbe stato meglio trovare qualche espediente normativo per mantenere il vecchio Cda in attesa della nuova legge. Oltre alla necessità di procedere, tuttavia, si è rinnovato il Consiglio per almeno due ragioni di opportunità. La prima era la necessità di riconfigurare politicamente il Cda e di avvicendarne i vertici; la seconda- alla luce dei recenti scontri fra Renzi e la sinistra Pd proprio sulla riforma della Rai- di non attendere un tempo (quello della nuova legge) che potrebbe non essere breve. Inoltre, la nomina dei consiglieri ha offerto al premier l'occasione per cercare un punto d'incontro con le due maggiori forze d'opposizione parlamentare, FI e M5S. Il movimento di Grillo non si è tirato indietro e ha proposto un nome (Freccero) del tutto consono all'incarico assegnatogli. Ben altro discorso riguarda l'intesa fra Renzi e Berlusconi sulle nomine Rai più importanti. In questo caso, si sono incontrate la volontà del presidente del Consiglio di creare convergenze utili che potrebbero preludere ad ulteriori percorsi comuni (Palazzo Chigi spera sempre di recuperare i voti forzisti per la riforma costituzionale, anche se per ora si accontenta di quelli di Verdini) e il desiderio di Berlusconi di tornare in gioco. Berlusconi ha una grande necessità di uscire dall'angolo nel quale l'hanno messo da un lato un Salvini sempre più forte nei sondaggi e sul piano mediatico e, dall'altro, un Renzi che è arrivato a proporre un programma di riduzione delle tasse che all'elettorato «azzurro» potrebbe risultare molto gradito. Tutte queste «congiunzioni astrali» hanno portato al rinnovo del Cda Rai. Ma se l'obiettivo è stato raggiunto senza intoppi, non si può dire che il risultato sia tale da segnare una vera e fruttuosa discontinuità col passato. Sembra quasi che la «rottamazione» si sia fermata davanti al cancello di Viale Mazzini. Ma se è da qui che la Rai del futuro deve cominciare, è difficile professarsi ottimisti.

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