LEADER ALLA PROVA

La valanga da fermare. La vittoria da gestire

di Alberto Bollis

Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. L'adagio popolare in questo caso si attaglia alla perfezione ai leader del centrodestra, da un paio d'anni pervicacemente ripetitivi negli atteggiamenti boriosi e nelle scelte autolesioniste, almeno per quanto riguarda le elezioni amministrative e le mosse di coalizione. Litigi, spaccature, candidati sbagliati, uscite inopportune. Stavolta la sirena d'allarme è suonata così forte che dovrebbe aver sollecitato anche l'orecchio più duro. Vedremo.

La politica non è una scienza precisa, ma a mettere uno sopra l'altro errori su errori è inevitabile che il risultato non possa avere altro che l'amaro sapore della sconfitta. Insomma, per lo schieramento moderato non manca certo materia su cui riflettere. E in fretta, se si vuole porre un argine al disastro prima di arrivare - via via digradando - alle politiche, alle regionali e alle comunali bresciane, tutte in programma nella primavera 2023. Una manciata di mesi.

Non tutti, se posti sotto pressione, ragionano con lucidità. E di pressione il centrodestra ora ne avverte che neanche in fondo alla Fossa delle Marianne. Inoltre, per balzare di metafora in metafora, non sarà per nulla facile fermare in così poco tempo un iniziale smottamento che ormai ha assunto l'aspetto di una valanga.

Sull'altro fronte il problema è, in qualche misura (non del tutto), inverso. Il Pd dovrebbe evitare di farsi prendere da facili entusiasmi e continuare a programmare con serietà, compiendo un piccolo passo alla volta, inesorabilmente. Soprattutto sul piano delle competizioni amministrative è chiaro quanto sia premiante puntare sulle persone, scegliere guide territoriali riconoscibili e credibili, meglio se giovani, senza aspettare l'ultimo momento per avviare una campagna elettorale di successo. Verona insegna.

Sul piano delle alleanze, è prevedibile che ora ci sarà la fila di chi vorrà salire sul carro dei vincitori, sul trabiccolo del centrosinistra diventato in sei mesi un sontuoso convoglio, e magari anche mettersi alla guida: i compagni di viaggio andranno vagliati con estrema oculatezza. Sarà nota di merito fare selezione, senza voler allargare a dismisura un "campo largo" che non si capisce quanto largo possa diventare. Ci vorrà equilibrio, tempestività, decisione.

Resta lo spazio, se i due poli non riusciranno a occuparlo, per un soggetto nuovo che coaguli al centro le forze e i consensi di chi adesso si ritrova spiazzato e senza rappresentanza. Dovrebbe andare a pescare soprattutto nel "mare magnum" dell'astensionismo. Ma ci sarebbe bisogno di una figura, o un'idea, catalizzatrice che per il momento latita.

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