IL PUNTO

La vittoria sul virus motore per la ripresa

di Ernesto Auci

C’è una parte del paese che fatica a sopportare i sacrifici, soprattutto economici, che l’emergenza sanitaria impone. Non ha torto. Bisogna aumentare gli aiuti. Ma una cosa deve essere chiara a tutti: non ci potrà essere alcuna vera ripresa economica se prima non riusciremo a vincere la sfida del Covid. Le proteste di piazza, specie se violente, sono inutili, anzi dannose. La situazione sanitaria registra ancora più di 400 morti al giorno e vede le corsie ospedaliere piene fino al massimo consentito. Eppure ci sono incoraggianti segnali di una ripresa dell’economia non troppo lontana. Le nuove previsioni del Fondo Monetario internazionale danno l’Italia in forte miglioramento quanto a crescita e occupazione. La nostra industria riesce a resistere, mentre il risparmio degli italiani è aumentato di molte decine di miliardi e quindi può consentire, appena si potrà riaprire in sicurezza, di tornare a consumare e a viaggiare. Ma per arrivare a queste rosee prospettive c’è ancora un difficile cammino di almeno un paio di mesi. Dal punto di vista sanitario sarà necessario capire bene se la campagna di vaccinazione può procedere ai ritmi previsti. Se arriveranno i vaccini e se l’organizzazione sarà in grado di somministrarli, allora potremo avere una fondata speranza di superare la fase critica. Poi bisognerà capire per quale ragione in Italia l’indice di mortalità è più alto rispetto ai paesi vicini come Francia e Germania che pure non brillano per quantità di vaccinazioni effettuate. Ed infine sarebbe ora che i presidenti della Regioni smettessero di fare continue dichiarazioni allarmistiche cercando di scaricare le proprie responsabilità su altri come il Governo di Roma, l’Europa, il comitato scientifico ecc. Dal punto di vista economico, dopo un anno di chiusure e limitazioni negli spostamenti, stiamo al punto più basso. Certe categorie come gli ambulanti, i laboratori dello spettacolo, i ristoratori, gli albergatori, sono stremate. Molti lavoratori dipendenti hanno perso il posto. Secondo i dati dell’Istat c’è un milione di posti in meno rispetto ad un anno fa. A questo milione di persone costrette a stare a casa bisogna aggiungere la massa di coloro che non hanno perso il posto ma sono in cassa integrazione e quindi subiscono una riduzione del reddito. Purtroppo non ci sono scorciatoie per uscire da questa crisi. Il rischio di tentare una frettolosa riapertura per poi dover richiudere dopo poco, è talmente alto che non vale la pena tentare. E poi un simile «go and stop» danneggerebbe in maniera irreparabile proprio le categorie interessate. Bisogna attrezzarsi per resistere ancora qualche settimana magari chiedendo al Governo un ulteriore intervento di ristoro che del resto aveva già promesso. C’è voglia di ripartenza da parte di tutti i cittadini. Anche quelli che non hanno subito un grave danno economico, non vedono l’ora di tornare alla normalità. La ripresa potrebbe essere forte e veloce. Ma per ora dobbiamo concentrare le nostre energie sulla campagna di vaccinazione. Sarebbe un buon segnale se le varie autorità romane e regionali mostrassero una maggiore capacità di collaborazione in modo di poter risolvere al meglio e senza tante di dichiarazioni pubbliche, i tanti problemi che ci sono e che certamente ci saranno anche nei prossimi giorni. Non molliamo proprio ora che siamo vicini al traguardo!•.

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