BUON 9 MARZO

Le donne e la parità: traguardo lontano

di Matteo Bussola

Ieri è stata la Giornata internazionale dei diritti della donna. Ogni anno c'è chi non perde l’occasione per sottolineare quanto sia una ricorrenza anacronistica, addirittura inutile; oppure si fanno le battutine sul fatto che abbasso la parità e viva invece le diversità – come se le due cose fossero in contraddizione –, e che se ci poniamo il problema di tutelare i diritti delle donne allora significa che non sanno farsi valere da sole e dunque anche questo è un atteggiamento paternalistico. Tutto il repertorio. Perciò facciamo che, per una volta, la spieghiamo senza giri, usando 5 esempi molto semplici. Magari partendo proprio dalla complessa quotidianità che abbiamo sperimentato negli ultimi anni: 1. L’emergenza Coronavirus, nella maggior parte delle famiglie, ha costretto almeno uno dei genitori a non andare al lavoro per stare con i figli, quando questi erano a casa in Dad. In termini percentuali: quante sono le madri che sono rimaste a casa con la prole, rispetto ai padri? 90% le madri e 10 i padri? Facciamo 80 e 20 essendo tanto ottimisti? E quante volte è stata, questa, una scelta delle donne, una valutazione economica familiare (dettata da un’altra forma di disparità: i padri o i mariti hanno spesso stipendi più alti di madri e mogli), o viene semplicemente considerata la più ovvia delle conclusioni, senza farsi manco venire un dubbio? 2. Se io, maschio, vado a fare un colloquio per un’assunzione, mi chiederanno curriculum e attitudini, hobby e interessi. E solo come ultima domanda mi domanderanno se ho bambini o se ho intenzione di averne. Forse non me lo chiederanno affatto. A una donna, questa domanda, la fanno di solito fra le prime due o tre. Perché si dà per scontato che occuparsi di figlie e figli sia una responsabilità femminile. Ce lo ricorda pure la legge: il congedo di maternità è di cinque mesi (spesso estendibili). Quello di paternità è di dieci giorni.3. Le donne, sul posto di lavoro, a parità di competenze e/o ore lavorate, professionalità, bravura, vengono pagate mediamente il 20% in meno degli uomini, in tutto il mondo e in quasi tutti gli ambiti.4. Ci sono Paesi (pure occidentalissimi e vicini a noi, tipo San Marino, perlomeno fino allo scorso anno, prima del referendum e delle battaglie delle attiviste) in cui se sei una donna, e ti trovi in condizione di dover abortire, puoi solo scegliere fra andare in galera o rischiare la vita. Non importa neanche se sei una minorenne stuprata o una disabile abusata, sono problemi tuoi.5. Quasi tutti i casi di femminicidio si basano su una visione distorta del femminile, perfino all'interno di una relazione amorosa: l'idea che le donne siano una «proprietà» degli uomini. Da cui deriva, a volte, l'impossibilità di alcuni uomini di metabolizzare un rifiuto, di accettare un «no» come risposta da parte di una partner/fidanzata/moglie, perfino da una sconosciuta durante un approccio, con le conseguenze che poi vanno a riempire i casi di cronaca nera.Tutti i punti sopra elencati, a ben guardare, derivano dalla stessa radice. Quindi?Quindi fino a quando le percentuali sopra espresse non saranno 50 e 50, sia nella gestione familiare e domestica, sia nelle opportunità/retribuzioni lavorative, ma soprattutto fino a quando permarrà l'idea strisciante e subliminale che gli uomini possano avere, anche solo in minima parte, il diritto di «controllare» il corpo e/o le decisioni delle donne, ecco, per quanto poco possa piacere a qualcuno la Giornata internazionale dei diritti della donna avrà un significato fondamentale.Quello di ricordarci, non solo in quel giorno ma soprattutto negli altri, che viviamo ancora in una società patriarcale e maschilista e che - cosa ben più grave - sotto sotto lo consideriamo ancora oggi lo stato naturale delle cose.Invece, pensa un po', di naturale non ha proprio niente, ma dipende solo da noi.Buon 9 marzo a tutte, a tutti.

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