CASO CAPORALATO

Lotta al lavoro nero nei campi

di Francesco Morosini

Sopravvive ancora in Italia, nel Nordest e lungo la Pianura Padana, il caporalato, forma arcaica di gestione della manodopera in particolare agricola? Sì, come ricorda il sanguinoso incidente stradale occorso nel Padovano a operai agricoli extracomunitari diretti nel Veronese. Ma avrebbe potuto succedere tranquillamente nella Bassa bresciana. Lo confermano pure gli allarmi delle organizzazioni datoriali, sindacali e l'intervento del Legislatore. Questi, infatti, dopo i violenti scontri del 2010 in Calabria, a Rosarno, tra braccianti extracomunitari e locali, introdusse nel Codice penale il reato di «intermediazione illecita» del lavoro; intervenendo poi a ulteriore contrasto del fenomeno con la legge 199 del 2016.Nondimeno il fenomeno permane (le leggi sanzionano gli illeciti scoraggiandoli; difficile li impediscano del tutto) come quest'ultimo recente tragico evento ricorda. Certo, la normativa offre strumenti di contrasto incisivi (sebbene migliorabile) come testimoniano i numerosi interventi di magistratura e forze dell'ordine dopo il 2016. Inquieta, viceversa, che poche inchieste nascano da denunce dei lavoratori (segnale di posizione sociale debole) e che cresca su scala nazionale il coinvolgimento di minori, pure italiani. Il punto è che se il caporalato continua nonostante la legge è perché ha una sua ratio economica. Nel senso che risponde illecitamente a due funzioni socio/economiche del mercato: la prima è favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro (un immigrato privo di una propria (...)segue 

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