Luna di miele finita per Matteo

No, non è un «campanello d'allarme». Con i ballottaggi di domenica per Matteo Renzi è risuonata una sirena antiaerea. Un bombardamento è in corso e non c'è fronte di guerra dove non si manifestino per il segretario-premier presagi di sventura. Passi per la sconfitta a Venezia, imputabile alla modestia del candidato civatiano Felice Casson. A far male è la batosta di Arezzo, feudo elettorale del ministro Maria Elena Boschi, dove a perdere è stato un candidato arcirenziano. E poi Matera, Fermo, Nuoro... A capitolare sono storiche roccaforti della sinistra. Con le regionali di due settimane fa e i ballottaggi di domenica, si assiste all'espulsione del Pd dal Nord produttivo, alla vulnerabilità delle regioni «rosse», alla tenuta del Movimento grillino e alla ripresa del centrodestra laddove si è presentato unito. Non c'è consolazione, per Renzi. Il Pd arretra nel Paese e il segretario non avanza nel Pd anche quando vince. Dei 112 consiglieri regionali democratici eletti, infatti, i renziani doc sono appena 54. A breve sapremo se le inchieste giudiziarie porteranno alla crisi dell'amministrazione comunale capitolina, e, poiché la miglior difesa è l'attacco, nell'attesa Renzi intende rilanciare sulle riforme. Ma la riforma della scuola è impantanata in un Senato ostile e non sarà facile farla uscire dalle secche. Si confidava nel sostegno dei senatori fedeli a Denis Verdini, ma l'inattesa ripresa di vita del centrodestra ora sconsiglia molti potenziali transfughi forzisti dal prendere il largo per dirigere la prua verso i porti renziani. Meglio attendere, prudentemente, gli sviluppi.Si è creato un clima, nel Paese, ed è un clima sfavorevole al governo. Lo testimonia l'intemerata del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sull'irrilevanza dell'Italia in Europa. Difficile dargli torto. Siamo esclusi dai tavoli negoziali con la Grecia così come da quelli con la Russia, dell'intervento militare in Libia sotto l'egida dell'Onu non parla più nessuno, il piano Juncker sugli investimenti non ha mai visto la luce e sull'immigrazione non ce la caveremo evocando mirabolanti «piani B». Lo schiaffo francese fa male, soccombere su un tema sensibile come l'immigrazione per Renzi sarebbe esiziale. No, non si tratta di campanelli d'allarme: il renzismo è sotto attacco dentro e fuori i confini nazionali. Certo, c'è sempre la possibilità di precipitarsi al voto per rilegittimarsi. Ma l'esito dei ballottaggi lascia intendere che per il Pd la vittoria non sarebbe affatto scontata.

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