Ora una vera previdenza

Il cantiere delle pensioni è aperto. Nella prossima legge di Stabilità il Governo metterà mano alla riforma Fornero. L'annuncio del ministro del Welfare, Giuliano Poletti, conferma una decisione da tempo inserita nell'agenda dell'esecutivo. Nel quartier generale dell'Inps, il neo-presidente, Tito Boeri, ha perfino fissato la prima scadenza: le proposte operative saranno pronte a giugno. Così i sindacati hanno già drizzato le antenne e messo in mora il Governo: troppi annunci- hanno sentenziato, sia pure con sfumature diverse, i leader di Cgil, Cisl e Uil -: è arrivato il momento di sedersi attorno a un tavolo. Sembra un film già visto, perfino con gli stessi errori commessi nel passato e che hanno trasformato il confronto sulle pensioni in un tormentone mediatico.
Attenti: il tema è troppo serio per finire nel tritacarne della politica o per trasformarsi nel terreno privilegiato di scontro fra correnti di partito o sindacati. A distanza di poco meno di tre anni dal suo varo, la legge Fornero ha mostrato tutti i suoi limiti. Basti pensare al nodo, ancora irrisolto, degli esodati, di coloro che hanno perso il lavoro a pochi anni dalla pensione e che, per effetto delle nuove norme, si sono trovati in una terra di nessuno, senza reddito e senza occupazione. Ma c'è di più: l'innalzamento repentino dell'età pensionabile (che, nel 2016, arriverà a 66 anni e sette mesi per gli uomini e a 65 anni e sette mesi per le donne) ha dato un sollievo ai conti pubblici, ma ha contribuito a far lievitare il tasso di disoccupazione giovanile, che in Italia viaggia a livelli record. Peggio di noi fanno soltanto Grecia e Spagna.
Le opzioni che Poletti e Boeri metteranno in campo nei prossimi mesi saranno essenzialmente due: stretta sulle pensioni d'oro e maggiore flessibilità in uscita per consentire di lasciare il lavoro prima del raggiungimento dei requisiti dei trattamenti di vecchiaia.
Ma, al di là delle anticipazioni, occorrerebbe mettere a punto un disegno organico che consideri non soltanto la sostenibilità del sistema, ma anche il nuovo scenario economico che l'Italia deve affrontare e le nuove regole del mercato del lavoro. L'errore più grossolano della Fornero è stato di guardare solo all'aspetto economico: risparmiare risorse e far quadrare i conti pubblici. Oggi le nuove regole previdenziali dovrebbero avere tre capisaldi: assicurare equità nei trattamenti, promuovere maggiore elasticità nelle uscite e garantire un nuovo patto fra le generazioni. È arrivato, cioè, il momento di una riforma organica e non dell'ennesimo teatrino politico-sindacale fatto soltanto di annunci e di vecchi pregiudizi.
ANTONIO TROISE

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