Pensioni, basta con gli slogan

Grande è la confusione sotto il cielo, diceva Mao, ma non è detto, come lui invece pensava, che da ciò derivi una situazione favorevole per chi governa. Dalle tasse che si abbassano e si rialzano all'uso del contante che prima sale fino a tremila e poi forse discende, dal canone Rai intero o a rate, alle pensioni da correggere, anzi, proprio no: è tutto un brulicare di anticipazioni e retromarce nella maggioranza. Anche a colpi di slogan. Su ogni provvedimento del Consiglio dei ministri si sa come parte ma non come arriva in Parlamento. E nel breve tragitto che separa Palazzo Chigi dalle Camere, sottosegretari, ministri, talvolta lo stesso premier disfano ciò che avevano appena annunciato di voler fare. Siamo spesso all'indovina-indovinello su che cosa realmente conterrà il provvedimento di turno, una sorta di abracadabra sulle intenzioni, ma soprattutto sulle norme alla fine scritte nero su bianco. Questa è un'incertezza che disorienta i cittadini e non aiuta Matteo Renzi a costruirsi quella fama di politico decisionista a cui pur tiene. Il continuo saliscendi in ogni materia, il tira e molla di anticipazioni a rate o rimangiate, di annunci presto smentiti, di novità che s'accendono e si spengono in un batter di polemica non sono certo sinonimo di scelte a ragion veduta. Al contrario, rivelano insicurezza e incidono sulla volontà del cambiamento dichiarato e rivendicato da Renzi, ma reso fragile dalla politica che promette innovazione per poi finire sulla solita strada del «vorrei ma forse non posso». L'avanti-indietro del governo dà inoltre la sensazione della mancanza di convinzione in quello che fa. Per dimostrare che si è diversi rispetto ai governi del passato non basta cambiare il merito delle cose. Anche il metodo ha la sua importanza, specie per un'opinione pubblica che da troppo tempo è ubriacata dall'indecisione permanente della politica, da tasse e scadenze mascherate di sigla in sigla, da misure legislative che non danno mai certezza per poter costruire un futuro con tranquillità. Nessuno pretende che il governo dica e faccia senza riflettere, senza prevedere le conseguenze dei suoi atti. Ma quando il percorso è individuato e la decisione è presa bisogna andare fino in fondo. Anche perché le scelte dovranno poi passare l'esame del Parlamento, saranno comunque modificate da emendamenti e contrastate dalle opposizioni. Figurarsi se tutto ciò potrà avvenire su provvedimenti che già risultano contraddittori o incoerenti rispetto ai propositi annunciati. www.federicoguiglia.com

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