LA RICETTA-BIDEN

Più tasse e welfare la svolta negli Usa

di Alberto Pasolini Zanelli

Saranno i super ricchi e le grandi multinazionali a finanziare la ripartenza degli Stati Uniti. Joe Biden è stato chiaro nel suo discorso sui primi cento giorni, davanti al Congresso e con due donne per la prima volta alle sue spalle, Kamala Harris e Nancy Pelosi: «Ho ereditato un Paese in crisi. Ora l’America è di nuovo in cammino». E ha annunciato imponenti investimenti, guardando al sociale da una parte e alle infrastrutture dall’altra, per un totale di oltre 4mila miliardi di dollari. Il Families Plan prevede 1.000 miliardi in nuove spese e 800 di agevolazioni fiscali, con 200 agli asili nido, 200 per l’accesso alla scuola pubblica 225 per congedi parentali e aspettative, altri 225 per assistenza ad anziani, bambini e disabili. L’altra gamba, la più importante, è il già annunciato piano per le infrastrutture da 2.300 miliardi. Ma chi pagherà il salatissimo conto? I super ricchi, come detto, con un aumento dell’aliquota fiscale dal 37% al 39,6%, che sarà applicata anche ai capital gain per chi guadagna oltre un milione di dollari l’anno. Il presidente ha sferzato i repubblicani dicendo che le loro politiche fiscali basate sulla crescita dall’alto non hanno mai funzionato. E ha chiarito che l’economia americana potrà rimettersi in carreggiata solo partendo dal basso, da quella classe media che è stata la più penalizzata e ha pagato a caro prezzo gli effetti della pandemia. Economia e vaccini, per Biden, i punti cardine della ripresa. Di politica estera il presidente ha detto poco, la Cina è stata solo citata. Tasse, welfare e grandi opere: una ricetta keynesiana che non mette però tutti d’accordo.

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