LE PROSPETTIVE

Reddito «facile» uno stop agli abusi

di Antonio Troise

Alcune modifiche sono già previste dalla manovra economica. Altre arriveranno. Il Reddito di Cittadinanza sta cambiando pelle. Diventa più difficile rifiutare un lavoro. Il primo «no, grazie» costerà una netta decurtazione dell’assegno. Con il secondo rifiuto scatterà la revoca. Per contrastare il fenomeno dei cosiddetti «furbetti del Reddito», ovvero di coloro che percepivano l’assegno senza averne diritto o, addirittura, avendo sulle spalle condanne penali, ci saranno più controlli, da effettuare «ex ante» e non solo dopo aver erogato il sussidio. Ci potrebbero essere altre tre modifiche non meno importanti e suggerite dalla speciale Commissione di esperti istituita al ministero del Lavoro. Prima di tutto, interventi ad hoc per favorire i nuclei familiari più numerosi. Poi, un’estensione del sussidio ai lavoratori stranieri residenti in Italia da cinque anni (e non da 10, come previsto oggi). Ma, forse, la misura più importante è quella che dovrebbe rendere più conveniente accettare un posto di lavoro invece di restare a casa: il calcolo del beneficio il reddito da lavora dovrebbe essere pari al 60% del sussidio e non, come oggi, all’80%. Modifiche che vanno nella direzione giusta: evitare che il Reddito entri in conflitto con il lavoro. È necessario distinguere l’assistenza dalle politiche per l’occupazione. Probabilmente, è stata proprio questa ambiguità a minare le ragioni dell’intervento. Ma sarebbe anche opportuna una più ampia riforma del welfare per non lasciare indietro i più deboli.

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