PROMESSE E FATTI

Riforma fiscale tra rischi e benefici

di Antonio Troise

La linea è tracciata, anche se per ora non convince i sindacati. Anzi, la delega fiscale, che arriverà domani sul tavolo di Palazzo Chigi, ha avuto l’effetto di ricompattare le tre sigle, convincendo perfino la Cisl, di solito più moderata, a scendere in campo con Cgil e Uil per una mobilitazione contro l’esecutivo. Ma, al di là delle polemiche, l’obiettivo di una rapida riduzione della pressione fiscale non sembra, per il momento, alla portata dei nostri conti pubblici. Tanto che la strada per arrivare alla flat tax, uno dei cavalli di battaglia del programma del centrodestra, è ancora lunga. Il traguardo sarà forse tagliato solo a fine legislatura, fra cinque anni. Nel frattempo si procederà per tappe, più o meno ravvicinate. La prima sarà la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3, con l’accorpamento di quelle intermedie. In campo due ipotesi: la prima, meno costosa, porterà vantaggi solo ai redditi sopra i 35 mila euro e qualche svantaggio per chi si trova al di sotto di questa soglia. La seconda, invece, prevede sconti su tutte le fasce di reddito, favorendo soprattutto il ceto medio. Nel menù della legge delega campeggia anche un sostanzioso taglio alle imposte sulle imprese, con una riforma dell’Ires che favorirà i nuovi investimenti nei settori innovativi e uno stop graduale all’Irap. Infine, una forte dose di semplificazioni e di interventi a favore dei contribuenti, con una tregua fiscale e una buona dose di misure che dovrebbero cambiare il volto del fisco, rendendolo meno arcigno e più amichevole.

Non sarà, però, un’operazione immediata. Ci vorranno almeno due anni per arrivare dalla legge delega alle disposizioni attuative. E il percorso parlamentare, anche al di là delle contestazioni di piazza, si presenta piuttosto accidentato. Il vero nodo da sciogliere, però, resta quello delle risorse. Gli interventi sul fisco hanno bisogno di coperture strutturali e non una tantum. E, soprattutto, devono essere concretamente misurabili. Proprio per questo, nella delega, è previsto un forte sfoltimento delle attuali «tax expenditures», un insieme di oltre 623 sconti fiscali che costano ogni anno al Fisco circa 160 miliardi di euro. Certo, sarà difficile tagliare le detrazioni attualmente previste per l’acquisto della prima casa, per le ristrutturazioni, per le spese sanitarie oppure per quelle scolastiche. Ma ce ne sono molte altre davvero incomprensibili se non con il metro della clientela o della difesa di interessi di parte o di categoria. Il problema, anche qui, è però di agire con il bisturi, stando attenti a non tagliare voci che non solo interessano milioni di cittadini ma che sono fondamentali per garantire la progressività del nostro sistema fiscale. Il rischio, insomma, è di avere una rivoluzione solo apparente, che con una mano dà e con l’altra prende. L’esatto contrario di quello che serve al nostro sistema: una riforma nel segno dell’equità, della semplificazione e della lotta all’evasione. Vedremo se questa sarà davvero la volta buona.

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