LA CRISI A EST

Sanzioni alla Russia, un campo minato

di Carlo Pelanda

Stati Uniti e Ue hanno ribadito la ferma volontà di rispondere all’aggressività di Mosca in Ucraina, e implicitamente, in generale, con sanzioni economiche di forza tale da isolare l’economia russa dal resto del mondo, facendola implodere. Ma tali sanzioni sono ancora oggetto di analisi tecniche e calibrature tra alleati: a) le sanzioni devono essere applicate subito per fini dissuasivi o solo come ritorsione dopo un’aggressione evidente; b) le sanzioni comportano costi anche per chi le applica e ciò genera differenze di impatto tra alleati. Sul primo punto – il presidente ucraino Zelensky ha invocato sanzioni subito - il Congresso americano non ha trovato un accordo, ma ha delegato il presidente Biden a decidere in base alle contingenze: al momento questi si limita ad annunciarle. Anche perché Francia, Germania e Italia stanno tentando soluzioni diplomatiche che almeno congelino il conflitto prima di dover attivare le sanzioni, temendone i costi per le loro economie. Per esempio, la Germania perderebbe circa 25 miliardi di export in caso di ritorsione russa, l’Italia circa 10. Ma l’Italia è più vulnerabile di Francia e Germania al blocco del gas russo, sia a causa di un divieto di importazione europeo sia di un blocco russo. Infatti l’Italia ha fatto dichiarare al ministro degli Esteri: sanzioni efficaci, ma sostenibili, espressione che è un ossimoro, ma è un preciso segnale all’America e all’Ue. Che hanno risposto con un impegno a trovare forniture alternative a gas e petrolio russi, nonché a grano e alcuni minerali, per tutta l’Europa occidentale.

Da un lato, ciò è credibile. Dall’altro, i tempi di sostituzione potrebbero essere non brevi. Soprattutto, il passaggio della dipendenza europea da materie russe richiederebbe un accordo molto strutturato a livello G7 di mercato integrato. Tale passo sarebbe un forte pilastro della fiducia economica nell’alleanza tra democrazie e paradossalmente Putin lo sta favorendo. Ma potrebbe questa minaccia di isolamento economico spaventare la Russia? Solo se fosse estesa ai clienti della Russia. Infatti, la Cina, che teme questa estensione, si è affrettata a comunicare che sostiene «l’integrità territoriale dell’Ucraina». Ciò può rendere Putin più disponibile a compromessi? Al momento sta portando la tensione a livello nucleare per aumentare il vantaggio in caso di compromesso. Pertanto, si può sperare solo in un congelamento pieno di tensioni che rendono comunque razionale la sostituzione almeno parziale della dipendenza europea dalla Russia per far ragionare Mosca più realisticamente.

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