L’INCOGNITA

Se l'Italia aumenta le spese di guerra

di Antonio Troise

Dobbiamo prenderne atto: dopo l’invasione dell’Ucraina nulla al mondo sarà più come prima. È come se la storia, dopo la lunga e drammatica pandemia, (peraltro non ancora definitivamente chiusa), avesse subìto una nuova accelerazione dagli esiti, purtroppo, imprevedibili. Il raddoppio delle spese militari, fino al 2% del Pil, annunciato dal premier Mario Draghi fra i mal di pancia di alcuni partiti della maggioranza, a cominciare da Lega e Cinquestelle, rappresenta una svolta nella politica del Paese, per almeno due motivi. Prima di tutto, l’Italia si schiera senza se e senza ma da una parte dei due contendenti, ribadendo una volta di più la sua fedeltà al Patto atlantico. Ma, dall’altra, il premier fa anche capire la necessità, in questo momento, di rafforzare la politica estera del Vecchio Continente e la sua indipendenza, anche economica, dalla Russia. Certo, questo non significa affatto essere diventati, di punto in bianco, guerrafondai. Le parole di Papa Francesco contro ogni forma di conflitto militare, sono assolutamente condivisibili e inappellabili. Ma messo di fronte a un’escalation dei bombardamenti e delle vittime civili, il mondo Occidentale non può restare inerme. E l’Europa, per una volta, non solo ha dimostrato di esistere ma, con le ultime decisioni, ha anche battuto qualche colpo importante. Ieri, la presenza del presidente americano, Biden, a Bruxelles, è un ulteriore segnale della ritrovata unità dei Paesi occidentali di fronte ad un conflitto che è arrivato a colpire il cuore dell’Europa. Le sanzioni finanziarie stanno chiudendo fuori dai mercati perfino la banca centrale russa. Lo spazio aereo europeo è stato chiuso in un baleno. Il fondo di 5 miliardi creato dall'Ue per fornire armi all'Ucraina rappresenta una prova di forza inedita rispetto alle prove sbiadite che il Vecchio continente è riuscito a dare negli ultimi anni sullo scacchiere mondiale. Insomma, anche se nessuno lo avrebbe mai voluto neanche immaginare, dal conflitto in Ucraina potrebbe arrivare quella scossa necessaria per la nascita di un'Europa politica e non più solo economica e finanziaria, in grado di parlare con una sola voce e di farsi ascoltare. Bisognerà, naturalmente, vedere fino a che punto Putin saprà resistere alle sanzioni e al rischio di un conflitto che avrebbe conseguenze catastrofiche per tutti. Il vecchio generale prussiano Karl Von Clausevitz, all'inizio dell'Ottocento, considerava, con cinismo, la guerra la «prosecuzione della politica con altri mezzi». Nel mondo globalizzato, l'Europa deve usare tutte le «armi di dissuasione» per difendere le libertà e i principi fondamentali delle moderne democrazie, anche dotandosi di quell'esercito comune più volte annunciato ma mai veramente attuato. Sono gli unici strumenti a disposizione per far prevalere di nuovo la diplomazia e il buon senso e riaprire l'unico negoziato possibile: quello che porta alla pace.

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