Se Valentino perde l'innocenza

Probabilmente domenica sul circuito di Sepang Valentino Rossi l'ha fatta grossa con quel calcetto (Andreotti l'avrebbe definita una «cianchetta») alla moto di Marc Marquez. Ciò non toglie che per molti, forse i più, quel gesto certamente censurabile, sia frutto di una provocazione, quella testa appoggiata da Marquez sulla gamba di Valentino, e di un vero e proprio complotto per far perdere al campione di Tavullia un titolo mondiale che sembrava molto, molto vicino. Non è un mistero che gli spagnoli, e anche i piloti iberici fuori dalla corsa per il primato, abbiano fatto di tutto per non far vincere il pilota pesarese. A difesa di Rossi non è solo sceso in campo il presidente del Coni Malagò, ma fior di icone dello sport italico a cominciare dall'ex ct della nazionale campione del mondo Marcello Lippi. Fin qui nulla di strano: la solidarietà data a Rossi potrebbe essere rubricata sotto la voce «orgoglio nazionale». C'è poco invece di orgoglio patrio nelle circa duecentomila firme raccolte in Inghilterra perché venga cancellata la sanzione comminata al pilota italiano dopo il «calcetto» di Sepang. Il fatto è che Valentino Rossi non è solo un idolo e un grande campione: è soprattutto un grande personaggio amato in tutto il mondo per quella faccia da ragazzino, magari un po' da schiaffi, che fa divertire. A trentasette anni «Vale» rimane agli occhi di chi segue e ama il motociclismo, un bambino un po' cresciuto ma pur sempre un simpatico ragazzino la cui immagine non è stata scalfita nemmeno dai guai che ha avuto con il fisco, superati, per altro, pagando quel che doveva pagare. Quel che la vicenda di Sepang potrebbe, però, dirci è che Valentino Rossi ha probabilmente perso quella «leggerezza» che ha sempre attraversato la sua vita sportiva: quel divertirsi sempre e comunque nella consapevolezza di essere forse il pilota più forte nella storia del motociclismo moderno. Il rischio è che sotto pressione per un traguardo che all'inizio della stagione nemmeno lui poteva mettere in preventivo, assediato da rivali disposti a tutto pur di farlo perdere, il «ragazzino» di Tavullia abbia perso un po' della sua «innocenza» e non abbia retto alle tensioni che andavano accumulandosi ormai da tempo. E questa sarebbe una perdita ben più grave di un titolo mondiale. Il Valentino di qualche anno fa probabilmente non avrebbe mai tirato quel «calcetto galeotto» e si sarebbe fatto una bella risata rispetto alle polemiche e alle provocazioni che hanno costellato la vigilia del Gran Premio di Sepang.

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