IL PUNTO

Soldi dall'Europa la Germania frena

di Carlo Pelanda

Nei giorni scorsi il Parlamento tedesco ha approvato l’indebitamento condiviso dell’Ue, ma a patto che sia una tantum. La Corte costituzionale tedesca ha accettato un ricorso contro il provvedimento, sospendendolo. Da tempo la Bundesbank pretende che la Bce limiti e ponga un termine all’acquisto dei debiti nazionali. L’insieme di questi atti significa che il tanto decantato Recovery Fund di circa 200 miliardi per l’Italia, di cui una parte come sovvenzione, verrà attivato in ritardo e forse ridotto per riluttanza della Germania (e dei Paesi nordici) e che l’Italia avrà limiti di indebitamento che produrranno un gap tra quel che serve e ciò che sarà possibile. Tale gap già lo si vede nell’impostazione del recente provvedimento governativo in extradeficit: ristori insufficienti anche se il governo ha tentato di compensare il gap mirandone meglio l’allocazione. Draghi vede bene questo problema ed ha «sparato» contro la Germania: senza eurobond, senza una «confederalizzazione» dell’Ue che completi l’architettura politica dell’euro, il sistema è a rischio di implosione perché non può esistere una moneta senza Stato, cioè una politica monetaria non sostenuta da una fiscale.

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