Medio Oriente

Stare attenti al fronte del Libano

di Aldo Baquis

Si fa sempre più caldo il fronte del Libano, dove si moltiplicano gli attacchi dalle postazioni di Hezbollah a cui Israele risponde con bombardamenti sempre più martellanti contro i centri della milizia sciita. E le ultime ore hanno segnato quella che sembra essere un’escalation, con il suono delle sirene d’allarme quasi incessante. Scene di guerra al confine avvengono ormai quotidianamente nell’Alta Galilea. Si tratta di una guerra di attrito iniziata col lancio dal Libano meridionale di colpi di mortaio, poi di razzi anticarro, quindi di droni e di aerei senza pilota. E infine anche di missili. All’inizio la profondità degli attacchi era di centinaia di metri, ma adesso si è passati ad alcuni chilometri. E a volte l'allarme risuona anche a San Giovanni d’Acri (Akko) e nei sobborghi di Haifa, a quasi 80 chilometri dalle rampe di lancio degli Hezbollah libanesi, il cui obiettivo è impegnare Israele sul fronte Nord costringendolo a ridurre la pressione esercitata su Hamas nella Striscia di Gaza. Decine di località israeliane a ridosso del confine sono state sgomberate, perché chi esce allo scoperto è teoricamente esposto al fuoco dei miliziani sciiti. Gli sfollati sono ormai 50-60 mila. >SEGUE A PAGINA 52 E dicono a chiare lettere al governo che non torneranno nelle proprie abitazioni finché oltre confine resterà la Forza Redwan, ossia l’unità di élite degli Hezbollah che in passato ha compiuto esercitazioni per l’occupazione di località all’interno del territorio israeliano. Altissima la tensione anche dalla parte del Libano. Per rispondere agli attacchi di Hezbollah, intensi i bombardamenti israeliani nel Sud del Paese. L’agenzia governativa parla di una decina di località colpite, dalla zona costiera mediterranea fino alla piana di Hula, nell’entroterra. La situazione è stata esaminata in un colloquio del ministro della difesa israeliano Yoav Gallant con il ministro francese delle forze armate Sebastien Lecornu. Dato lo storico ascendente di Parigi nella complessa scena politica libanese, Israele spera di ottenere assistenza per impedire che la situazione esca fuori controllo. Gallant ha lamentato «le costanti violazioni da parte degli Hezbollah della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che mise fine al conflitto del 2006». Ha anche auspicato che «la comunità internazionale contribuisca alla stabilità regionale e che faccia opera di deterrenza nei confronti delle organizzazioni terroristiche». Lecornu ha convenuto che occorre prevenire una escalation regionale. «Per quanto concerne il Libano - ha aggiunto - nessuno ha interesse ad alterarne la stabilità». E in queste circostanze il compito dell’Onu e dell’Unifil (la forza di pace nel Libano del Sud) è più che mai «di importanza suprema». Ma al di là delle frasi della diplomazia, gli abitanti di Rosh ha-Nikra, di Shlomi e di Kiryat Shmone (tutte località israeliane a ridosso del confine) si chiedono come tornare alle abitazioni fino a quando nel Libano del sud i miliziani Hezbollah non saranno stati respinti a Nord del fiume Litani. Analisti israeliani indicano in merito due vie possibili: o un’intesa fra Usa e Iran, oppure una vasta operazione di terra dell’esercito israeliano. Al momento né l’una né l’altra sembrano probabili.

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