ECONOMIA ITALIANA

Tra luci e ombre ma il rebus va risolto

di Ernesto Auci

Raramente le opinioni sull’economia italiana sono apparse così divergenti come in questi ultimi mesi. Da un lato i catastrofisti prevedono un accentuarsi delle difficoltà a causa dei nostri antichi vizi (inefficienze dello Stato, potenza delle corporazioni e così via) a cui si aggiungono le difficoltà recenti legate sia al crescente disordine internazionale, sia alla nostra politica che stenta a trovare il bandolo della matassa. Dall’altro gli ottimisti leggono i dati confortanti sulla crescita del Pil, superiore a quella degli altri Paesi europei e anche degli Usa, e l’aumento degli occupati, come la dimostrazione della vitalità del Paese che, se non ostacolato da una cattiva politica, riesce a superare le più grandi difficoltà. Il bello è che nessuna delle due interpretazioni ha, in fondo, completamente torto. I dati macroeconomici dimostrano una straordinaria tenuta della nostra economia. Anche gli ultimi dati sui consumi elaborati dall’Istat dimostrano che la gente fa fatica, sente il peso dell’inflazione, ma che tutto sommato continua ad acquistare i nostri beni, sia gli alimentari che quelli durevoli. Bisogna spendere più soldi per acquistare meno roba . Ed infatti rispetto ad un anno fa i consumi in valore sono cresciuti del 3,2%, mentre il volume delle cose comprate è sceso del 4,8%. Nel complesso però la crescita del nostro Pi l nell’anno in corso dovrebbe essere dell’1,2%, più di quanto lo stesso governo aveva previsto pochi mesi fa. Tuttavia ci sono tanti elementi di incertezza che fanno pensare ad un rallentamento della crescita nei prossimi mesi . In primo luogo le persistenti incertezza dei mercati internazionali che potrebbe danneggiare il nostro export, poi gli effetti dell’ aumento dei tassi di interesse deciso dalla Bce che avrà senza dubbio dei riflessi in autunno sia sui consumi che sugli investimenti. Per contro questi fattori negativi potranno essere bilanciati dalla progressiva riduzione dell’inflazione che dovrebbe rendere più leggere le bollette del gas e della luce, dal graduale recupero delle retribuzioni in seguito al rinnovo dei contratti e soprattutto in seguito all’aumento del numero degli occupati con crescenti fenomeni di scarsità di mano d’opera. Spinte positive e negative potranno decisamente inclinare verso il positivo se il governo riuscisse a dare alcuni segnali molto chiari sulle sue scelte di politica economica, cosa che finora non è avvenuta. Per cominciare occorrerebbe porre fine allo sconcertante balletto di dichiarazioni fumose intorno al Pnrr. Si dica una volta per tutte cosa si vuol fare entro i tempi previsti e cosa si vuole modificare inviando a Bruxelles delle richieste chiare su cui intavolare un negoziato che deve chiudersi entro poche settimane. Altro che aspettare fine agosto. Tutto dovrebbe essere chiuso entro fine luglio. Si dovrebbe incassare la terza rata di 19 miliardi che avremmo dovuto avere all’inizio dell’anno e si dovrebbe capire bene quale sorte avrebbe la quarta rata che dovrebbe basarsi sui rendiconti da mandare entro fine giugno. Bisogna fugare l’impressione che il commissario Ue Paolo Gentiloni ha ben riassunto affermando che gli italiani non devono dare l’impressione che i soldi del Pnrr siano una noiosa imposizione europea, perché in realta «sono una straordinaria opportunità per il rilancio del Paese nel suo complesso». Dalla spinta degli investimenti del Pnrr deriveranno molte delle nostre opportunità di crescita. Ma non basta. Il governo dovrebbe chiarire cosa intende fare nel campo della politica fiscale e cioè se continuare con la riduzione degli oneri sociali sul lavoro o puntare sulla flat tax. Inoltre bisognerebbe sapere cosa si intende fare con le riforme, in particolare sulla Giustizia e sulla PA. L’economia italiana non è un rebus. Si sa bene quali sono i nostri punti di forza e quali sono invece quelli di debolezza. Bisogna agire per potenziare i primi, soprattutto incoraggiare la grande capacità di intraprendere degli italiani, e cominciare a risanare i secondi. Non si potrà fare tutto insieme. Ma bisogna mandare segnali chiari. Le aspettative sono molto importanti: per il momento sono ancora positive come dimostra il grande successo della emissione di Buoni del Tesoro riservata ai piccoli risparmiatori. Ma attenzione a non sprecare questo momento favorevole. Non è detto che in autunno la situazione non sia più incerta e più difficile anche sul piano internazionale.

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