L’EREDITÀ DEL COVID

Tre anni di pandemia importante ricordare

di Antonio Troise

Ci sono coincidenze che colpiscono per la loro totale assenza di casualità. Ieri si è celebrata la Giornata nazionale dei medici, degli infermieri e dei volontari. Esattamente tre anni fa, a Codogno, Mattia Silvestri era il paziente uno, il primo italiano positivo al Covid. Dopo un giorno, la prima vittima, a Vò Euganeo: Adriano Trevisan, un uomo di 78 anni. Ma il piccolo paese del Lodigiano diventò un po’ il simbolo della grande paura che per due anni abbondanti ha seguito, quotidianamente, tutte le nostre azioni e le nostre parole. Un incubo che ora sembra lontano, nonostante i 188 mila morti in Italia, i 25 milioni di contagiati e le 500 vittime solo tra i professionisti sociosanitari. Un piccolo esercito di eroi che ha combattuto, soprattutto nella prima fase, senza armi contro un nemico micidiale e invisibile. Di cui non si sapeva praticamente nulla e che ha colto un intero Paese non solo impreparato ma anche attonito, sorpreso, perfino stordito dall’incalzare degli eventi. Ora, a tre anni all’inizio della pandemia, sembra in atto quasi una rimozione di massa. È come se gli italiani (e non solo) volessero prima di tutto dimenticare quello che è successo, voltare pagina, chiudere la dura parentesi dei bollettini quotidiani delle vittime, la stagione dei lockdown, la dura legge delle mascherine e dei controlli per entrare nei luoghi pubblici o, più semplicemente, in quelli di lavoro. Tre anni dopo, infatti, di tutto questo è rimasto, per fortuna, poco. Merito dei vaccini, certo. Ma anche di un Paese che per molti mesi si è trasformato in una «comunità». E di un sistema sanitario che nonostante tutti i suoi problemi strutturali ha retto al colpo. Abbiamo abbassato troppo la guardia? Forse sì, considerando che il nemico è in ritirata ma non è completamente battuto. Sicuramente, non è un buon segnale quello che arriva dai numeri della quarta dose. È vero che, anche questa settimana, il numero dei nuovi casi registra un vistoso segno meno. Ma i decessi sono tornati ad aumentare (quasi 300, con un incremento del 7%) mentre è letteralmente crollato il numero degli italiani che hanno deciso di sottoporsi al nuovo richiamo del vaccino. Il tutto proprio mentre l’Ocse si appresta a pubblicare un rapporto sulla preparazione degli Stati a una eventuale nuova crisi sanitaria dopo la pandemia legata al coronavirus. Come a dire, il pericolo non è ancora superato. Mentre il sistema sanitario italiano, nonostante gli investimenti degli ultimi anni, ha bisogno ancora di quel cambio di passo auspicato anche ieri da medici e infermieri. Forse, se davvero vogliamo chiudere la brutta pagina del Covid, più che dimenticare o abbassare la guardia, sarebbe opportuno ricordare. E, magari, prepararsi per tempo, senza indulgere nelle celebrazioni ma facendo tesoro della drammatica lezione di questi anni.

Suggerimenti