IL DOPO VERTICE

Un dialogo europeo tra Roma e Berlino

di Antonio Troise

I sorrisi e le strette di mano fra Giorgia Meloni e il cancelliere tedesco Olaf Scholz non sono certo sufficienti a coprire tutte le distanze che ancora separano i due Paesi sui dossier più caldi. Ma un fatto è certo: la premier italiana sta imparando sul campo (e in fretta) che con l’Unione europea è bene trattare. E, soprattutto, tessere con pazienza quella rete di alleanze che possono consentire di difendere al meglio gli interessi italiani. Il piano d’azione fra Roma e Berlino, alla firma entro fine anno, va in questa direzione. Così come la ripresa del difficile dialogo con la Francia, propiziata dalla recente visita di Mattarella a Parigi. Nonostante i contrasti, insomma, è davvero impossibile pensare che l’Italia possa giocare la sua partita europea isolandosi o allontanandosi dai soci fondatori dell’Ue. Sono tanti, infatti, i temi che possono essere affrontati solo in un campo largo che comprenda almeno i principali partner del Vecchio Continente. E, la Germania, è sicuramente uno di questi. Le due economie sono strettamente interconnesse. Un dato per tutti: Berlino vala, da sola, il 12% del nostro interscambio commerciale. Se la recessione tedesca dovesse continuare, ci sarebbero problemi seri per le nostre esportazioni. Non basta. Sul tavolo del vertice bilaterale che si è svolto ieri a Roma c’è stato un convitato di pietra, il nuovo patto di stabilità, riveduto e corretto, che dovrebbe tornare in vigore a partire dal 2024. L’Italia vorrebbe regole più flessibili, che puntino più crescita e recupero di competitività che sul rigore a tutti i costi. Una posizione diversa da quella dei «falchi» del Nord e di buona parte dell’establishment tedesco. C’è poi il nodo dei migranti. Scholz ha aperto uno spiraglio, annunciando che l’Italia non può fare tutto da sola. Ma il nodo non è solo quello della distribuzione dei flussi ma soprattutto, della difesa dei confini e delle strategie da mettere in campo per bloccare all’origine i barconi della disperazione. Non a caso, domenica Meloni tornerà a Tunisi. Infine, il delicato dossier del Pnrr, con il governo italiano che entro agosto dovrà presentare le sue proposte per evitare di perdere buona parte delle risorse che ci sono state assegnate. E qui, conterà molto la posizione dei Paesi membri più importanti, come la Francia e la Germania. Sullo scacchiere c’è, infine, la grana del Mes, il nuovo fondo «salva Stati» che è stato già firmato da tutti gli Stati membri, ad eccezione di Roma. Ma anche la Germania, non più locomotiva d’Europa e più debole sul fronte politico, ha bisogno di nuove alleanze. Uno scenario inedito dal quale l’Italia ha tutto da guadagnare. Se saprà giocare bene le sue carte, evitando vecchie pulsioni isolazioniste o anti-europeiste

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