L’ESCALATION

Un nuovo incubo. Il mondo alla prova

di Antonio Troise

Dopo la pandemia più violenta di sempre, ecco lo spettro della guerra mondiale. Due parole che l’Occidente pensava di aver archiviato definitivamente, dopo la lunga stagione dei due blocchi contrapposti, la fine della guerra fredda e l’avvento della globalizzazione dei mercati che, di fatto, ha reso obsoleti o per lo meno antiquati, i vecchi e nuovi nazionalismi. Invece, con l’invasione dell’Ucraina, Putin ci ha riportato in un passato che credevamo sepolto per sempre, cancellando con un colpo di spugna decenni di confronti tutti basati sulle armi della diplomazia e della dissuasione. E facendo ripiombare il mondo nel dramma dei bombardamenti, delle città distrutte e delle tante morti innocenti fra i civili. Un dolore insostenibile. Quello che più sorprende, oggi, è anche l’apparente noncuranza dell’autocrate russo sulle maxi-ritorsioni che l’Occidente intende attuare nel brevissimo periodo. Misure che potrebbero mettere in ginocchio l’industria e la finanza dell’ex impero sovietico, fortemente esposte sui mercati internazionali. Come a dire: dall’invasione dell’Ucraina è difficile, oggi, vedere un gran guadagno per l’economia della Russia. Senza considerare ovviamente, i danni che la guerra provocherà sui Paesi del «vecchio continente», già messi in ginocchio da due anni di pandemia. Italia e Germania, neanche a dirlo, sono fra i più esposti nel caso di un embargo sul gas russo. Saremmo costretti ad approviggionarci altrove, con un ulteriore impennata delle bollette e dei costi. Senza contare, poi, un'altro dato. Le esportazioni dell'Europa verso la Russia valgono più o meno il 14% di tutto l'interscambio commerciale, con l'Italia al terzo posto fra i Paesi che vendono di più nelle regioni guidate da Putin. Per ora le preoccupazioni italiane hanno fatto breccia e le sanzioni hanno escluso interventi sul gas. Ma fino a quando potrà durare questo fragile equilibrio? E riusciranno davvero i Paesi occidentali a conservare la compattezza mantenuta fino ad oggi nei confronti dell'autocrate Putin? In realtà, fra gli obiettivi del leader della Russia, c'è proprio quello di dividere gli europei, contando proprio sull'irreversibile declino delle democrazie occidentali e sui «partiti» filo russi che negli ultimi anni hanno fatto capolino un po' dovunque fra Francia, Italia e Germania. Per ora la Nato ha retto. E perfino l'Europa ha ritrovato un coordinamento e una compattezza che non si vedeva da anni. Vedremo se questa unità riuscirà a convincere Putin a mitigare le pretese e a tornare presto al tavolo della pace. Ma, nel frattempo, dovremo prepararci anche ad una lunga guerra di posizione, cercando di svincolare sempre di più l'economia europea (e italiana) da quella del leader russo. A partire, ovviamente, dall'energia. È l'unica arma davvero a nostra disposizione per evitare che la guerra in Ucraina si trasformi in un conflitto dagli esiti che sarebbero non solo drammatici ma imprevedibili per l'intera umanità.

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