LO SCENARIO

Una sfida al governo all'ombra delle urne

di Antonio Troise

Il Papeete, il lido dal quale Salvini staccò la spina al Conte 1 è lontanissimo. Il leader del Carroccio non ha nessuna intenzione di uscire dal governo. Così, dopo lo strappo di martedì sulla questione del catasto, il «Capitano» è tornato sui suoi passi, suggerendo anche le due modifiche che potrebbero far digerire alla Lega il testo della legge delega sulla riforma del fisco varato da Palazzo Chigi. Salvini ha pure lanciato la sfida a Pd e Cinquestelle: «Vadano loro fuori dal governo...». La verità è che nessun partito, Lega in testa, può immaginare di aprire una crisi a ridosso della Finanziaria e alla vigilia dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. E, allora? Sarà pure un caso che lo strappo di Salvini sia arrivato dopo la sconfitta alle amministrative. Ma se Salvini è tornato al cavallo di battaglia della Lega, quello delle tasse, una ragione c’è: battere un colpo per cercare di recuperare terreno in vista dei ballottaggi del 17-18 ottobre a Roma, Torino, Trieste e negli altri Comuni in cui si deve ancora scegliere in sindaco. Una sfida decisiva non solo per gli equilibri interni alla maggioranza, ma anche per il futuro della coalizione di Centrodestra, dove le forze populiste o sovraniste hanno segnato una battuta d’arresto. È questo lo scenario che potrebbe portare a nuove fibrillazioni. Con un rischio da non sottovalutare: in gioco ci sono i 191 miliardi (meno i 25 già erogati) del Pnrr. La speranza è che le tensioni politiche restino in casa nostra e che non si non si facciano sentire troppo sui mercati o a Bruxelles. Sarebbe un guaio.

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