CRISI ENERGETICA

Una svolta possibile sul tabù nucleare

di Franco A. Grassini

Gli eventi recenti in materia di energia in generale e quelli dell’elettricità in specie, hanno riportato all’attenzione popolare, e non solo a quella dei politici, l’urgenza di trovare soluzioni a tali problemi. Tanto più considerato che c’è un aspetto, quello del deterioramento del clima, a loro strettamente collegato dato che non è solo il carbone a fare danni. Un ritorno al nucleare sembra a più di qualcuno una soluzione per risolvere il problema. Molte sono, tuttavia, le ragioni dell’opposizione alla stessa. Un referendum nel 1987, a grandissima maggioranza, ha chiesto la chiusura delle 3 centrali nucleari allora esistenti e funzionanti in Italia. Altra motivazione di opposizione all’energia nucleare è la connessione tra questa e lo spauracchio dell’utilizzo bellico. Non di meno, il trascurare l’energia nucleare è tanto più grave se si tiene presente che i nostri confinanti francesi producono il 70% della loro energia elettrica con centrali di quel tipo e, oltre a non aver mai avuto problemi negativi in materia, hanno beneficiato di prezzi dell’energia elettrica inferiori a quelli pagati per energia da altra origine. Una produzione quantitativamente superiore a quella francese, ma non in percentuale del totale, hanno gli Stati Uniti. Anche il Giappone, che purtroppo ha subìto gli ingenti danni dell’esplosione della centrale nucleare di Fukushima durante il devastante terremoto con successivo tsunami del marzo 2011, sta considerando un mutamento della sua politica energetica. Analogamente la Cina, che pure si era data molto da fare per diffondere energia solare, sta considerando la costruzione di centrali nucleari. La materia prima indispensabile, opportunamente purificata, per produrre energia nucleare è l’uranio. Questo è un minerale abbastanza diffuso. Il principale produttore mondiale è il Canada, seguito da Kazakistan, Australia, Namibia, Russia e Niger. La purificazione dell’uranio richiede un processo molto delicato, non sempre facile. È anche in corso la messa a punto di un nuovo e più sicuro metodo per la produzione di energia nucleare (per esempio, la fusione a freddo) che, purtroppo, si stima possa entrare in funzione solo nel 2050. Occorre, invece, procedere più velocemente. E qui per l’Italia si presenta una buona occasione: siamo il Paese di Fermi, se dedicheremo sufficienti risorse potremo arrivare prima di altri nello sviluppo delle tecnologie sicure e nella produzione pulita di energia. È un’occasione che un governo responsabile non dovrebbe perdere. 

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