Alto Garda, la storia dei cinghiali evoluti

Sorpresa: gli animali si rivelano più intelligenti del previsto, e magari sono pure preveggenti. Sicuramente pronti ad approfittare di ogni occasione di sopravvivenza. Magari qualcuno li ha informati della recente e letale modifica della legge quadro sulla caccia, che dà il via agli abbattimenti persino nei giardini pubblici, oltre che nelle aree protette. E così, approfittando del «climate change» che ha privato le quote più elevate della neve, e potendo contare su cibo sufficiente nel loro «buen retiro», i geniali cinghiali del Parco Alto Garda bresciano non si sono fatti vedere se non sporadicamente nel fondovalle, dove erano attesi dai cacciatori e dai loro cani. Il risultato? Abbattimenti più che dimezzati, durante la stagione venatoria, rispetto allo scorso anno. Molti nella Comunità Parco si sono anche fatti giustamente cofinanziare le recinzioni elettrificate per tenerli lontani, ma le barriere in questi mesi non sono servite a molto nella protezione di prati e coltivi, e se c’è una morale finale, questa storia sembra insegnare, o meglio ricordare, che la Natura ha risorse infinite che le leggi (e tanto meno le campagne di abbattimento) possono mettere davvero sotto controllo.

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