Azzardopatia, Stato biscazziere e ipocrita

La Leonessa
La Leonessa
La Leonessa
La Leonessa

La battaglia all’«azzardopatia» è una scommessa persa in partenza. Ma del resto si dice che il giocatore incallito provi un sottile orgasmo mentale quando perde. Al netto della psicologia d’accatto la ludopatia affonda in una contraddizione di fondo che vanifica gli sforzi legislativi e le campagne di «disintossicazione» promosse da associazioni ed enti locali affossati dal fuoco amico dei Governi passati, presenti e futuri. Una succulenta fetta dei proventi di ogni forma di gioco d’azzardo finisce nelle casse dello Stato. Neppure nella valle di lacrime del Covid i premier che si sono alternati alla guida del Paese hanno resistito alla tentazione di fare cassa con la tassa degli «ingenui» o dei fessi. Lo spirito di ipocrita biscazziere del Governo si è materializzato quando prima di altre attività più importanti si è affrettato a sbloccare il lockdown su Lotto, Supernalotto e Gratta e Vinci. Difficile aspettarsi una svolta dall’esecutivo in carica che nel nome del «dio denaro» è riuscito a creare un ibrido di politici apprendisti tecnici e tecnici improvvisati politici. Il tutto sulla pelle di chi dopo la crisi della pandemia subisce la schiavitù del gioco. Vite e famiglie come vuoti a... perdere nel casinò gestito dallo Stato che per dirla alla napoletana «chiagne e fotte».

Suggerimenti