Cinema parrocchiale sentimenti al macero

Ciao, vado al «cine». «Ma prima fai la dottrina», che nel lessico di mia nonna era il catechismo. Già, perchè alla domenica l’oratorio era un po’ come la cucina benefica delle suore che sfamava i poveri dopo avergli somministrato il rosario, cibo dello spirito. «Prima il sermone, poi il minestrone» ripeteva come un mantra ironico suor Maria all’ospizio dei poveri di Manerbio. E pure noi bambini solo dopo la noiosa lezione sul Vangelo accedevamo alla fabbrica dei sogni «terra terra», il cinema parrocchiale. La pellicola in bianco e nero saltava e il massimo del film era la saga di Godzilla. Ma su quelle poltrone scomode, succhiando caramelle con coloranti chimici e sorseggiando succedanei di bibite, eravamo felici e appagati per un’ora. Un altro mondo, cento vite fa. Ed è forse la nostalgia canaglia a riempire di malinconia l’immagine del cinema parrocchiale di Borno, condannato alla demolizione per lasciare spazio a un parcheggio. Inevitabile domandarsi se nell’orgia di fondi del Pnrr non fosse possibile trovare un gruzzoletto per salvare un pezzo di storia. Ma forse, prima di riscoprire quanto fosse buono il minestrone, bisogna mandare giù i rospi della dottrina dei politici privi di sentimenti.

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