Con le suore di Ghedi scompare un mondo

Dicono che faccia più rumore un solo albero che cade di un’intera foresta che cresce. Ma di foreste come quelle non ne crescono più, mentre quegli alberi stanno tutti cadendo, uno dopo l’altro. Eppure avevano radici profonde, tronco robusto, rami carichi di frutti: sono le suore, le spose del Signore, donne consacrate che un tempo erano un esercito, presenti ovunque, infaticabili nella missione di carità, di cura, di istruzione. Non si contavano in Italia le tantissime scuole da loro fondate, a loro affidate. Come quella di Ghedi dove le Canossiane hanno educato e cresciuto intere generazioni a partire dell’orfanotrofio femminile che fu la loro originaria opera di bene in paese, fino all’asilo che resterà, ma affidato a laiche. Le suore erano rimaste in quattro, troppo poche: dopo 130 anni lasceranno il lavoro nella scuola e chi le sostituirà non porterà quel velo e quell’abito. Le monache che Ghedi deve ora salutare erano proprio le ultime rimaste, non ne arriveranno altre. E se ne vanno in silenzio, proprio come la foresta che cresce, ma lasciando la sensazione opposta e amara di qualcosa che scompare, dal nostro mondo e dalle nostre vite. Lo cantava anche Toto Cutugno («L’italiano») 40 anni fa: «Con troppa America sui manifesti e sempre meno suore». Era previsto. Ma fa tristezza.

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