Decapitano statue... per ridurle come loro

La Leonessa
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La Leonessa

Decapitano statue, anche perché abbattere il Rinoceronte di Bombardieri sospeso alle porte di piazza Vittoria sarebbe stato più complicato. E non è mica come una volta, quando la caduta degli dei (intesi come miti, simboli e affini) voleva significare qualcosa. Smuovere confini, cambiare equilibri, rivoluzionare il mondo. C’era un’idea, spesso un ideale, quantomeno un pensiero - forte o debole che fosse. Ma... Adesso? Pare di vederlo, il vandalo di turno, che con una risata degna di Beavis o Butthead reagisce all’inutilità della vita moderna (la sua) con un impulso pavloviano: ammacca, spacca, devasta, distruggi. Così, per fare qualche cosa. Ho vinto qualche cosa? Macché. Giusto un minuto di non-immobilità. Il brivido meccanico dell’annoiato cronico. Adesso, è come quando Teotokris dice a Sandokan (nel film tratto dalla saga salgariana) «Non ho avuto un regno mio, mi contenterò che tu perda il tuo». Lo sfida così, il vile (gli ha sparato alle spalle) marrano (in tutto e per tutto), prima di cadere (giustamente) sotto i colpi della tigre della Malesia. E così chi ha perso la testa si contenta che la perda anche qualcun altro. Anche una statua va bene, pur di fare danni e darsi una ragione di esistere. Finiti i bei tempi, decapitato il buon senso.

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