Defunti senza tomba nell'anno più funesto

La Leonessa
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E splenda ad essi la luce perpetua, recita la preghiera, prima di concludere: riposino in pace. Ci hanno insegnato che si dice così, per trasmetterci della morte, e soprattutto del dopo, un’immagine luminosa, come di un chiarore accogliente, di un luogo di riposo inviolabile sotto la luce divina. Ma bisogna arrivarci preparati: sereni nel trapasso, spiritualmente degni, muniti per chi crede dei conforti religiosi, e soprattutto muniti di una tomba. Non di una villa hollywoodiana: di un loculo, di un cantuccio per farsi avvolgere da quella luce e da quella pace che ci sono promesse. Ma a Gratacasolo di Pisogne è proprio questo il problema: i loculi sono esauriti, i lavori di ampliamento del cimitero sono in ritardo e da un anno ormai, da 12 mesi, i defunti non ricevono degna sepoltura e vengono posteggiati (posteggiati) in loculi provvisori. Succede: in tanti paesi è accaduto che i cimiteri arrivassero al «tutto esaurito» e che i tempi per costruire nuovi loculi fossero più lunghi del previsto e del voluto. Ma di fronte a una pandemia che da un anno ci parla quotidianamente della morte e ci costringe a darle un nome (Piero, Mario, Elisabetta: di vittime del Covid tutti ne abbiamo conosciute per nome) sapere di quei morti da un anno posteggiati è ancora più brutto che in tempi normali.

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