I banali masterchef dell'illegalità

La Leonessa
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È chiaro che se non ci sforziamo di dare un senso culturale alle cose che facciamo, ci ritroviamo poi a fare cose culturalmente senza senso. In una parola: stupidate. Ed è questo un giudizio quasi troppo indulgente per l’ormai tristemente noto pranzo a base di uccelli vietati alla Comunità montana di Valle Trompia. Sui profili di illegalità del fatto, e sugli aspetti disciplinari, indaga e agisce chi di dovere, le autorità competenti. Ma sul piano della competenza umana ci domandiamo tutti: perché diavolo lo avranno fatto? Bresciaoggi ha potuto visionare la mail di invito al famigerato pranzo, e quello che si legge è di una banalità sconcertante. Sarebbe stato quasi meglio se si fosse trattato di un atto di consapevole obiezione di coscienza contro le regole che vietano l’abbattimento e il consumo degli uccellini protetti, di un atto dimostrativo di difensori della cosiddetta tradizione, di ribelli consapevoli in nome della cultura valtrumplina della polenta e osei. Sarebbe stata almeno una cosciente trasgressione culturale, per quanto esecrabile (perché le specie protette sono vietate non per capriccio del legislatore, ma per molte solide ragioni). Invece no: si parla goliardicamente di un normalissimo pranzo, addirittura di organizzare competizioni culinarie. Come se fosse Masterchef.

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