Il carnevale Bagosso e l'eredità del covid

È stata colpa del Covid, come in tante storie che tutti potremmo raccontare: chi ha perso occasioni di lavoro o di vita, gli amori mai sbocciati per i rigori del lockdown, la segregazione che ha incupito il carattere di tanti, il virus che si è preso molte vite, che ha distrutto famiglie, spezzato legami. Dicono che sia colpa del Covid anche la scissione del Balarì del Carnevale di Bagolino, che da quest’anno balleranno divisi in due gruppi e da due contrade diverse. Si dice in paese che a dividerli sia stata la coda a lungo strascico di incomprensioni nate durante i mesi duri del coronavirus: un periodo frustrante per tutti, che ha sciolto nell’acido dell’incomunicabilità anche i legami più forti. Perché attenzione: il carnevale di Bagolino è un oggetto culturale potentissimo, prezioso, ricco di saperi profondi, ricco di anima. Si potrebbero scrivere intere enciclopedie solo per descrivere le decorazioni dei cappelli dei Balarì. È un tesoro, qualcosa di sacro, tanto che in paese c’è il detto «le feste de Pasqua e de Nadal e le Sante feste del Carneal», a sancire la santità di un rito che non è solo rito, di una tradizione che non è solo tradizione. Ma adesso i Balarì si dividono: «era dai tempi del Covid che litigavano». Ma i tempi del Covid, con le macerie che hanno lasciato, è come se non finissero mai.

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