La rotonda lumaca baluardo di legalità

I pensionati assiepati alle porte di Bovezzo per prenotare un posto in prima fila sull’annunciato cantiere, probabilmente sono già passati a miglior vita. Consumati dall’inedia di un’attesa durata 20 anni. Alla fine il rondò dei sospiri sta prendendo forma, ma l’iter-lumaca può fare concorrenza alla vicina autostrada della Valtrompia, che dopo una gestazione di un quarto di secolo si è ridotta a una superstrada bonsai. E la lunga agonia burocratica ha già spinto le aziende penalizzate dalla logistica dei trasporti a trasferirsi altrove. A Brescia la distanza tra il dire e il fare non è un mare, ma un oceano. E alla fine i costi delle mega infrastrutture lievitano e le opere diventano vecchie prima ancora di nascere. Ma alla fine i tempi siderali delle autorizzazioni, per quanto sgraditi, sono il prezzo da pagare alla legalità. Perché chi invoca di stracciare il codice degli appalti, rottamare le valutazioni ambientali e aprire scorciatoie burocratiche vorrebbe solo le mani libere. Ogni tentativo di deregulation degli iter si è troppo spesso rivelato uno strumento per aggirare le leggi. E con lo tsunami di risorse del Pnrr alle porte meglio i ritardi che dirottare il denaro nelle mani degli amici degli amici.

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