Che senso ha istituire un’oasi, un’area umida protetta che ricorda l’aspetto primitivo di un lago per poi lasciarla letteralmente all’asciutto? Non è successo nel Sud italiano dal clima ormai africano, ma sulle sponde del lago d’Idro e a breve distanza del corso del Chiese e del Caffaro, e a farne le spese in questa estate comunque torrida è stato un Sito di interesse comunitario, quindi riconosciuto e sostenuto dall’Unione europea. Proprio così, il bellissimo biotopo di Bondone, sulla sponda trentina dell’Eridio ma a un passo da Ponte Caffaro, ha fatto le spese dell’eccessivo prelievo idrico dal lago che non è stato compensato da immissioni d’acqua dai bacini montani. E così, mentre il mais della Bassa cresceva, la ricca flora e l’altrettanto ricca fauna di una riserva restavano in secca con effetti che si possono immaginare. È stato l’ennesimo esempio di una pessima gestione dell’oro blu di un bacino prealpino che fa gola a tutti, e che ancora una volta ha finito per soddisfare solo una parte degli interessi, come sempre quelli forti, mentre la natura ha pagato nuovamente un prezzo inaccettabile. Canneti, aironi, pesci e anfibi pesano sempre troppo poco in un’economia che purtroppo continua a non curarsi adeguatamente della sua sostenibilità.