leonessa

Le porte dell’incubo e il ladro di tombini

E nemmeno si sarà reso conto, il ladro di tombini di Bedizzole, a quali orribili pericoli ha esposto non solo sé stesso (rischia una condanna fino a sei anni per «furto di beni esposti alla pubblica fede»), ma anche e soprattutto il prossimo suo. Perché di chiusini ne aveva scoperchiati in paese la bruttezza di quaranta, come i ladroni colleghi suoi di Alì Babà, ma aprendo non il «Sesamo» bensi quaranta voragini sulle strade bedizzolesi, dentro le quali chiunque, in moto, a piedi, in bicicletta, poteva bioscàre con grave pregiudizio della pubblica incolumità. Ma soprattutto non è stato altruista affatto, il ladro, nei confronti di tutti quelli, e sono milioni, che hanno letto il libro o visto il film tratto dal romanzo di Stephen King, «IT» si intitola: un vasto pubblico, sicuramente vasto anche a Bedizzole, al quale la visione di un tombino scoperchiato evoca gli incubi peggiori. «Lo vuoi un palloncino colorato?», domanda l’inquietante clown al bambino Georgie spuntando proprio da un chiusino fognario, dove tosto trascina il piccolo e se lo divora. Perché quelle quaranta voragini nelle strade lasciate senza protezione sono come la porta di un mondo di sotto che infesta il nostro subconscio. Che cosa c’è sotto i tombini? Paura!

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