Motoseghe, spari in aria ritorna «venerdì 13»

Non aveva la maschera da portiere di hockey, ma la motosega, quella sì. Era a portata nel suo furgone, e sommata all’idiozia chimica generata da una bella dose di alcol poteva dare vita a un nuovo sequel del celebre «Venerdì 13», film (orribile) a puntate e di culto per gli amanti del genere horror. Non essendo però neppure Jason Voorhees, l’ubriaco in trasferta si è smontato abbastanza in fretta, desistendo dal proposito di ricavare segatura dagli agenti della polizia locale della Valsabbia che lo hanno fermato non appena questi, dopo essersi allontanati sotto lo sguardo di decine di testimoni, hanno sparato qualche colpo di pistola di avvertimento verso un cumulo di detriti a bordo strada. Il Jason nostrano è stato arrestato e condannato, ma ha allungato una serie ormai infinita di orrori, a volte potenziali, in altri casi reali, di un mondo che sembra un fumetto. Ci sono sempre più cittadini reali che agiscono da virtuali; attori che nessuno ha scritturato i cui comportamenti folli fanno pensare che vivano in un videogioco. Persone border line che, fortunatamente, fisicamente lontane dagli sceriffi sparatutto della polizia americana, incontrano agenti che praticano ancora la saggezza e il rispetto.

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