Durante il lockdown una parte significativa della popolazione ha scoperto la cinofilia per fuggire da casa, col risultato di rendere impossibile la vita a non pochi vicini allergici (giustamente) ai latrati dei cani isterici. Poi, nelle pieghe della gestione multicolor della pandemia, e approfittando di un inverno degno di tale nome, si è scatenato un esercito di improbabili cultori della montagna che hanno rimediato al problema delle piste chiuse inventandosi ciaspolatori o scialpinisti. Il fenomeno è talmente serio da aver fatto schizzare alle stelle i prezzi delle attrezzature. Le racchette sono introvabili e costano un occhio, mentre in compenso ciò che davvero servirebbe (anche per via di una legge che lo impone) per andare sui terreni innevati resta sugli scaffali dei negozi specializzati: nessuno acquista Artva e pala, sperando all’italiana solo nella buona fortuna del Soccorso alpino.