IL COMMENTO

La Leonessa di oggi: paesaggio del lago, la battaglia finale

Diceva Antonio Cederna, il padre della cultura del paesaggio in Italia, che ci vuole un «elementare rispetto»: come per le persone. Nessun individuo per bene e sano di mente si sognerebbe di amputare un braccio a qualcuno, di sfregiargli il volto, di staccargli un orecchio: lo fanno i criminali, ma anche loro sanno che è un crimine. Insultare, umiliare, offendere l’identità stessa delle persone: lo fanno i maleducati e i prepotenti. Ma chi sa stare al mondo, sa che ci vuole «elementare rispetto». Non lo abbiamo avuto per il paesaggio del Garda, scavato e svuotato come fosse una miniera d’oro inesauribile. Ma non era una miniera, e se lo era l’oro è ormai quasi finito. Di quel paesaggio amato dai poeti (Virgilio, Catullo, Dante, Goethe, Carducci, D’Annunzio...) restano pochi elementi riconoscibili, soffocati da cemento e brutture, coperti e confinati. Ora basta, dice il Soprintendente alle Belle Arti di Brescia: «Per le rive del lago, ormai, è andata come è andata. Salviamo almeno quello che rimane dell’entroterra». Un’ultima battaglia per salvare gli ultimi paradisi, le ultime colline, o borghi, o castelli che non siano già eclissati dalle costruzioni. Perché sono proprio gli ultimi: dopo non ne resteranno più.

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